Avviso ai naviganti giornalisti del web e non solo. A proposito del Movimento 5 Stelle, si faccia attenzione: si dice «Movimento» non «Partito», «Portavoce» non «Leader», «Attivisti del Movimento a 5 Stelle» non «Grillini». E poi Grillo, se proprio vogliamo dirla tutta, è il Megafono e non il capo.
In una recente intervista rilasciata all'Indiewire di New York, in occasione della prima del suo ultimo film Qualcuno da amare, il famoso regista iraniano Abbas Kiarostami ha parlato anche del più sfortunato collega Jafar Panahi.
Parlare di Ucraina oggi significa soprattutto parlare di Russia, di Germania, di Europa, di Stati Uniti, perché il paese si sente stretto al collo il cappio del Cremlino e della politica di potenza che Vladimir Putin sta cercando con costante tenacia di costruire e che rappresenta, tra l’altro, un forte motivo di organizzazione del consenso interno, sollecitato sul gradimento che questa politica riscuote presso l’opinione pubblica, della qual viene stimolato l’orgoglio nazionale. di Silvio Pergameno
L'Arabia Saudita ha giustiziato una lavoratrice domestica dello Sri Lanka per l'uccisione nel 2005 di un neonato da lei accudito, ha detto alla BBC un funzionario del ministero degli Esteri a Colombo, capitale dello Sri Lanka. La cameriera, Rizana Nafeek, aveva negato l'omicidio del bimbo di quattro mesi. I suoi sostenitori affermano che Nafeek avesse solo 17 anni all’epoca dell’omicidio. Denunciano inoltre che la sua esecuzione rappresenti una violazione del diritto internazionale sui minori.
Negli ultimi anni si è posto sempre di più all'ordine del giorno il problema della governance di Internet, cioè della possibilità di un sistema di regole che limiti la censura mantenendo il carattere liberale della rete. E proprio su quest'ultimo punto è basato il documentario di Stephen Maing, che uscirà questo mese in Italia, dal titolo High Tech Low Life.
Su queste pagine abbiamo più volte cercato di delineare, attraverso i vari aspetti sociali e politici implicati, un quadro analitico il più ampio possibile dello scenario dell’informazione in Italia e delle sue implicanze attive e passive con la base sociale come con le strutture di potere.
Il modello culturale dell'informazione di Regime video editoriale di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)
È un "mero pregiudizio" ritenere “dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”. È quanto emerge da una sentenza della prima sezione civile della Corte di Cassazione, che ha confermato l'affidamento esclusivo di un bimbo alla madre, nel frattempo convivente con un'altra donna.
C’è chi (l’antiberlusconiano in servizio permanente effettivo) ha temuto davvero di perdere la fonte primaria delle proprie fortune; c’è chi (l’elettore del Pdl) ha creduto - terrorizzato - di dover ora scegliere fra Alemanno, Santanché, Mussolini e Polverini; c’è chi (Romano Prodi) ha forse dubitato che le sue doti paranormali da spiritista anni Settanta non fossero più quelle di una volta… e, invece, tutto è filato come previsto dal purosangue Umberto Bossi: "si ritira? Non credo, ha un sacco di processi”.
Di fronte a un dramma umano, ci sono due frasi fatte che quasi tutti hanno pronunciato almeno una volta nella vita. "Potrebbe capitare a chiunque" e "C'è chi sta peggio di me". Nella prima fa capolino un fatalismo sbrigativo e indifferente, mentre la seconda è un'amara consolazione ai nostri guai quotidiani, ma anche il sintomo di un pietismo inconcludente. Se poi vuoi fare un film su quel dramma, il rischio di cadere in entrambi i cliché è sempre dietro l'angolo. di Paolo Izzo
La Russia ha occupato la Crimea per ritorsione contro la rivoluzione di piazza Majdan e non sappiamo se questa mossa sarà soltanto la prima o anche l’ultima. Putin continua nella sua politica muscolare, sfruttando l’energia come strumento di pressione o in funzione di riserva per bloccare eventuali contromosse degli occidentali, come le minacciate sanzioni economiche che stanno diventando operative. di Silvio Pergameno
Da Washington è stata confermata la sentenza di pagamento di cinque milioni e 280.000 dollari come risarcimento per 71 prigionieri sottoposti a torture nella prigione di Abu Ghraib in Iraq, nel periodo della guerra al terrorismo.