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02/12/24 ore

La Giustizia giusta del parolaio Renzi


  • Ermes Antonucci

Secondo quanto emerge dalle anticipazioni sull’ultima e puntuale fatica letteraria di Bruno Vespa, Matteo Renzi si è espresso in favore di una riforma della giustizia che contempli una disciplina sulla responsabilità civile dei magistrati più in linea con gli standard europei.

 

“Negli ultimi vent’anni – ha dichiarato il sindaco fiorentino, candidato alle primarie del Pd – è stato impossibile anche discutere soltanto della responsabilità civile dei magistrati perché aveva un retrogusto di ritorsione”. “Terminata l’era berlusconiana – ha aggiunto – è giunta l’ora di una radicale riforma della giustizia che disciplini la responsabilità civile dei magistrati nel rispetto degli standard europei. Non un pasticcio all’italiana, quindi, ma una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio”.

 

Le parole “anticipate” di Renzi seguono quelle pronunciate, sempre dal sindaco di Firenze, pochi giorni fa all’annuale convention alla Leopolda, proprio sul tema della giustizia e su una sua possibile riforma. “È l’ora di finirla con chi ha pensato la giustizia ad personam” ha detto Renzi, prima di sottolineare la necessità di una svolta ricordando la storia di Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb assolto con formula piena dopo anni di battaglie giudiziarie (nonché tre mesi di carcere e nove di domiciliari): “Ma vi sembra normale che noi in questi 20 anni abbiamo parlato di giustizia dedicata ad uno solo, e che un cittadino innocente venga messo in galera?”.

 

Peccato tuttavia che, come abbiamo avuto modo di segnalare ormai in numerose occasioni, questa crescente attenzione del candidato segretario democratico al tema della giustizia giusta non si accompagni mai ad una reale volontà di cambiare la situazione disastrosa in cui versa il sistema giustizia italiano. Erano solo cinque giorni fa quando – non a caso –, analizzando il programma presentato da Renzi per le primarie del Pd, notavamo quanto fosse evidente la contraddizione di un leader politico che, nell’evocare la riforma della giustizia, non mostra alcun imbarazzo nel chiedere esplicitamente la modifica “della Bossi-Fini, della Giovanardi e della custodia cautelare”, vale a dire le questioni centrali di quei referendum radicali dimenticati durante i mesi della raccolta firme.

 

Il tema della responsabilità civile dei magistrati, anch’esso – ovviamente – presente negli ignorati quesiti referendari dei radicali (ed oggetto di una recente procedura d’infrazione avviata dalla Commissione Ue contro l’Italia), va dunque ad aggiungersi alla lunga lista delle ricorrenti proposte di cambiamento evocate dal Rottamatore fiorentino, puntualmente ritrattate nei fatti ogni qualvolta emerga la possibilità di intraprendere un processo di cambiamento concreto (che risponda al nome di “referendum radicale” o di altro).

 

La presunta politica dell’innovazione, della quale si è sostenuto – e si sostiene – Renzi sia portatore, si è trasformata in una politica della contraddizione costante, talmente palese da non esser più neanche notata.


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