Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

14/05/25 ore

Vogliamo essere difesi senza spendere. Il pacifismo chiede la pace, la nonviolenza la costruisce


  • Giuseppe Rippa

In un sondaggio di Alessandra Ghisleri per il quotidiano «La Stampa»  4 su 10 dicono no ad un piano di spesa per la difesa. La questione presenta aspetti importanti per comprendere il modo d’essere degli Italiani, la loro visione delle cose, il loro modo di rapportarsi alla realtà, il loro modo di vivere certi valori, il loro modo di investire su quei valori e, ancor di più, quanto decidono di mettere in campo di se stessi giocando una parte del loro essenziale per dare forma ai principi. Il bilancio, almeno secondo questo sondaggio è inquietante

 

Il sondaggio è sviluppato nel confronto con le altre realtà europee, quelle insomma, si presume, siano più vicino a noi.

 

I cittadini europei ritengono che la spesa per la difesa è importante che cresca e questo proprio per scongiurare che vi siano conflitti ma anche per difendersi se il conflitto, non cercato, ci piombi addosso

 

Dunque: per il 73% degli intervistati occorre rafforzare la difesa di fronte al rischio di aggressioni. Come si distribuisce questa scelta nei vari paesi dell’UE? Il 79% dei tedeschi; il 76% dei francesi; il 76% degli spagnoli; il 52% degli abitanti nel Sud Europa; il 76% di quelli a Est; il 79% di quelli a Nord, sono sostanzialmente concordi con questo opzione.

 

Cosa accade nel Belpaese cioè in Italia? Risponde di sì soltanto il 39,7%.

 

“… Non c’è nulla di normale in questo così enorme scostamento né può essere attribuito alla cattolicità, altrimenti non si spiegherebbe il risultato spagnolo. Cosa porta a  quel risultato? È probabile che pesino enormemente lipocrisia del dibattito pubblico, la viltà delle forze politiche e linefficacia del mondo dellinformazione, più interessato a cercare le polemiche che non a raccontare fatti e chiarire circostanze. Un simile risultato non ha nulla a che vedere con il pacifismo, perché nessuno degli europei intervistati vuole la guerra. Quello non è pacifismo, ma irrealismo, fuga responsabilità…” - scrive Sofia Cifarelli.

 

Si tratta di una giusta riflessione che apre la strada a qualche considerazione aggiuntiva. L’ipocrisia del dibattito pubblico, la viltà delle forze politiche e l’inefficacia del mondo dell’informazione sono il frutto velenoso di un percorso che porta inevitabilmente a una tesi: la peste italiana

 

La nostra era ed è dunque una democrazia bloccata. Un modello rimasto sostanzialmente immutato nel tempo, tant’è che i fenomeni legati alle tante “emergenze” evocate nel dibattito pubblico sono sempre nati per scaricare aspetti rischiosi – qualunquismo, terrorismo, ribellismo – tenuti sotto osservazione, ma al tempo stesso coltivati perché erano facilmente eliminabili dall’agenda politica. Mentre invece era pericolosissimo il percorso di una democrazia matura, che passava attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, che non era la partecipazione eterodiretta dagli input dei vertici politici.

 

La società italiana è stata indotta a fenomeni di partecipazione e di mobilitazione politica, ma mobilitazione di fatto quasi sempre guidata, controllata, indotta dai vertici prima dei partiti (quando ancora esistevano), oggi delle corporazioni e delle burocrazie costruite dai partiti prima della loro deflagrazione. Insomma una partecipazione fittizia dove il cittadino non è chiamato, né tantomeno è incoraggiato, a partecipare alle decisioni ma soltanto a sostenere linee politiche, culturali ecc. e parole d’ordine elaborate altrove.

 

 

Il sistema informativo, in cui ogni deontologia professionale è stata abbattuta, divulga letture e descrizioni dei fenomeni che appunto non raccontano fatti ma impostano linee di tendenza ideologizzate, del tutto estranee al pragmatismo empirico che è il binario su cui i valori possono prendere forma.

 

Per le forze politiche, smarrite dallo schianto delle loro ideologie “rivoluzionarie” o autoritarie, che non hanno saputo risolvere al loro interno la questione liberale il principale obiettivo è stato quello di far fuori tutti i filoni culturali laici, liberali, socialisti, libertari, cattolici liberali, radicali che erano pericolosi per il mantenimento di un potere ora definitivamente asfittico e irresponsabilmente subalterno.

 

In questo senso l’iniziativa radicale per un percorso che prese forma attraverso la battaglia dei diritti civili, con la possibilità di trasferirsi anche sui temi dei diritti sociali ed economici, agendo inoltre sugli stessi modelli formativi della società così da sottrarre i singoli soggetti dallirresponsabilità parassitaria, era pericolosissima.

 

Il suo annullamento è servito a creare i presupposti dell’ammorbamento generale in cui ci troviamo.

 

Una ulteriore annotazione riguarda il pacifismo che da nonviolenti abbiamo sempre avvertito come un modello congeniale al conflitto. Il pacifista chiede (quando non è, come purtroppo sono tanti, in malafede) la pace, il nonviolento costruisce la pace. 

 

Il nonviolento si confronta con la realtà, con ciò che avviene, in modo da poter agire con tutti gli attori che determinano il conflitto. L’azione nonviolenta definisce, apre e gestisce i conflitti. Sfida l’ingiustizia e lavora con forza per il cambiamento. 

 

Insomma vogliamo i bus in orario ma poi non vogliamo pagare il biglietto!!

 

(foto Eurispes)

 

 


Aggiungi commento


Archivio notizie di Agenzia Radicale

é uscito il N° 119 di Quaderni Radicali

"EUROPA punto e a capo"

Anno 47° Speciale Maggio 2024

è uscito il libro 

Edizioni Quaderni Radicali

‘La giustizia nello Stato Città del Vaticano e il caso Becciu - Atti del Forum di Quaderni Radicali’

videoag.jpg
qrtv.jpg

Aiutiamoli a casa loro? Lo stiamo già facendo ma male.

è uscito il libro 

di Giuseppe Rippa

con Luigi O. Rintallo

"Napoli dove vai"

è uscito il nuovo libro 

di Giuseppe Rippa

con Luigi O. Rintallo

"l'altro Radicale
Essere liberali
senza aggettivi"

 (Guida editori) 

disponibile
in tutte la librerie