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26/04/24 ore

L’errore sovranista


  • Silvio Pergameno

Giorni fa l’AfD, (Alternativa per la Germania), il movimento sovranista e antieuropeista tedesco, ha lanciato una provocazione con la quale invita i sovranisti di casa nostra a propagandare fra gli italiani la volontà di pagare tutto il nostro debito, come affermazione suprema di… sovranismo. (Gli italiani sono accusati adesso in Europa di tentare di scaricare il proprio debito sugli altri paesi dell’Unione). 

 

Non meraviglia questa uscita – comunque non scorretta e divertente - e si vuol sottolineare il fatto che il sovranismo, se ne è parlato ancora, è l’espressione della volontà di riaffermare l’irrinunciabilità della sovranità nazionale, una tendenza che trova consenso in moltissimi cittadini di tutti i paesi perché sono istintivamente contrari a ogni novità che comporta quello che essi considerano un allontanamento del potere… e per motivi talora non commendabili.

 

Non può esistere un partito sovranista europeo, perché il sovranismo è una forma di rivendicazione nazionale e quindi è portato a sottolineare i contrasti e ad attribuire le colpe agli altri, laddove la costruzione europea si fonda sulla convinzione della necessità di mediare per andare avanti.

 

Il secondo dopoguerra ha sicuramente registrato nel panorama politico europeo una crisi del nazionalismo trionfante dei primi decenni del novecento, né poteva essere altrimenti dopo gli incommensurabili disastri dei due conflitti mondiali. La volontà di primato e di competizione a tutti i costi e fino alle conseguenze più estreme, è rimasta così offuscata, mentre ha preso piede un orientamento di convergenza e di cooperazione, che si è rivelato proficuo, anche se ovviamente il desiderio di scaricare su altri fatti ed eventi non graditi ha conservato il suo peso.

 

Esempio della massima portata al riguardo, l’aver scaricato il peso delle migrazioni sui paesi di primo sbarco dei migranti; esempio dei guai del sovranismo, che si combattono dimostrando la necessità di dar corpo a un destino comune.

 

È stata la convinzione di fondo degli statisti che possiamo considerare i padri della costruzione europea, Konrad AdenauerAlcide De Gasperi Robert Schuman erano tutti e tre cattolici, appartenenti cioè a una cultura di stampo universalista, portata cioè a non considerare lo stato il vertice di tutti i valori.

 

Di questi tre statisti, il primo sicuramente si trovò nella posizione più difficile, avendo ereditato una pesantissima sconfitta militare, il carico del peso del nazismo, un paese distrutto e diviso sotto la sorveglianza delle quattro potenze vincitrici. E nella Germania del tempo il problema della riunificazione del paese era tra i più sentiti. Inoltre le due forze politiche maggiori in Germania, isocialdemocratici e i cristiano-sociali, non erano affatto d’accordo sulla strada da seguire per risolvere il problema.

 

I primi pensavano di poter giungere a un accordo di riunificazione con la Germania est, sottovalutando il fatto che la Repubblica democratica tedesca nella sostanza non aveva alcun potere autonomo di decisione, stante il ferreo controllo dell’Unione Sovietica cui sottostava; mentre per Adenauer, con ben altra lungimiranza, la riunificazione era un problema europeo.

 

Ho al riguardo un ricordo personale. Lo statista tedesco fece un viaggio a Roma nei primi anni cinquanta (se la memoria non mi tradisce) e Spinelli, leader del Movimento Federalista Europeo, procurò un incontro, che ebbe luogo all’ambasciata della Germania, che allora si trovava in una modesta villetta nei pressi del Lungotevere delle Armi, e così del gruppo di federalisti dell’MFE invitati all’evento facemmo parte anche Giuliano Rendi, Marco Pannella e il sottoscritto, in quanto redattori di “Europa Federata”, quindicinale del Movimento (Aloisio Rendi fu l’impeccabile interprete).

 

Una considerazione deve comunque essere aggiunta: fu necessario che arrivasse il crollo del comunismo perché la riunificazione tedesca potesse essere attuata, e senza particolari difficoltà. In quell’evenienza Kohl chiese a Mitterrand il suo pensiero sulla faccenda, come ho già giorni fa ricordato, e Mitterrand, altro politico lungimirante, non ebbe opposizioni da fare, ma chiese a Kohl la creazione di una moneta unica europea. In altri termini, l’evoluzione che si temeva verso il risorgere di una Germania potenza nazionale dominante, diventò invece l’occasione per il compiersi del passo più grosso nel percorso dell’unificazione europea.

 

Sta in queste considerazioni il fondamento della costruzione europea. E la grandezza dei tre statisti ricordati. I sovranisti italiani del tempo sostenevano che Adenauer per forza di cose non aveva altra strada per riciclare la Germania se non quella di centrare il discorso sulla costruzione europea, aggirando il discorso sull’antifascismo in senso stretto, e cioè sulle colpe della Germania.

 

Il che era certamente anche vero, ma non nel senso dell’interpretazione furbesca di più ristretta portata, ma in quello di uno sguardo che muoveva da una considerazione storica del recente passato e rivolto al futuro, come nelle righe che precedono si è cercato in qualche modo di chiarire. 

 

Nella prossima primavera, con le elezioni europee, l’Europa sarà al centro del dibattito politico e per forza di cose maturerà un confronto pubblico tra sovranisti ed europeisti, un confronto che gli europeisti debbono vincere con il sostegno delle argomentazioni più profonde, rendendosi anche conto delle motivazioni che sorreggono il sovranismo degli stati europei, che dalla fine del Medioevo caratterizza la storia dell’Europa, ma che occorre superare per non restare prigionieri del passato. Il sovranismo andrà affrontato con argomentazioni profonde.

 

(disegno da Milano Post)

 

 


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