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13/12/25 ore

La sinistra che non c'è di Fausto Bertinotti a ‘Più libri, più liberi’


  • Giovanni Lauricella

Nello stand RAI di Più libri, più liberi, gremito all’inverosimile, Fausto Bertinotti ha presentato il suo libro dal titolo provocatorio La sinistra che non c’è intervistato da Marco Frittella. Una polemica aperta verso quella sinistra che, secondo l’autore, sarebbe ormai troppo “di destra” e non più realmente progressista, mentre il Paese soffocato dal fascismo, piegato dalla crisi e impoverito da una politica inefficace portata avanti indistintamente da destra e sinistra ne avrebbe invece estrema necessità.

 

Questo concetto è stato ribadito più volte attraverso numerosi esempi, interrotti da applausi quasi continui. Bertinotti ha criticato i due storici governi di centrosinistra, a partire dal primo, quello di Fanfani, che all’epoca preoccupò gli Stati Uniti in modo allarmante. Non è mancato poi il riferimento al “secondo centrosinistra”, quello che nei primi anni 2000 governava in Europa e che, secondo lui, avrebbe trasformato la sinistra nel guardaspalle della globalizzazione.

 

Ha ricordato la sconfitta della sinistra alla fine degli anni ’60, con la chiusura delle grandi fabbriche automobilistiche, e negli anni ’80 con l’avanzata del liberismo. Ha evocato persino il centrosinistra di Peppone e Don Camillo che, come narrava Guareschi, conoscevano per nome tutti i loro sostenitori, contrapposto a quello più recente, ormai distante dalla propria base elettorale al punto da non riuscire più a portarla alle urne. E poi l’omaggio a una canzone di Gaber che richiamava nostalgicamente la “buona sinistra”.

 

Una serie di paragoni talvolta semplicistici, forse schematici, ma di grande presa sul pubblico, che applaudiva divertito i riferimenti a figure dello spettacolo utilizzate come maestri ideali di una politica sana e ormai tradita. Una esposizione piacevole, culminata nel tema della guerra, su cui, afferma Bertinotti, la sinistra sarebbe ormai coinvolta tanto come esportatrice di democrazia quanto come sua custode.

 

E qui permettetemi una parentesi, un piccolo intervento “a gamba tesa” nel discorso appassionato di Bertinotti: ma non è forse la guerra l’aspetto più odioso del fascismo? Non è proprio la retorica militarista ciò che più ci disturba dei fascisti? E alla fiera Più libri, più liberi, non è forse lo stand di destra Passaggio al Bosco a irritare tanto la sensibilità democratica presente alla Nuvola?

 

Ho visitato anch’io quello stand e, a parte qualche libro militarista e nostalgico, per il resto proponeva titoli esoterici e, diciamolo, di scarso peso culturale. Libri perlopiù invendibili, che forse hanno beneficiato proprio della pubblicità involontaria generata dalla protesta. Tuttavia, al di là delle polemiche di Zerocalcare, Loredana Lipperini e della proposta di escludere la destra dall’editoria, emerge un atteggiamento inquietante: quello di una sinistra che si sente autorizzata a schierarsi militarmente, a porsi su un piede di guerra che un tempo non avrebbe esitato a condannare. Davvero i fascisti sarebbero solo quelli dello stand di destra?

 

Torniamo però a Bertinotti, che nel parlar male della sinistra odierna è abilissimo. Ma qual è il programma politico che immagina per una sinistra di governo capace di farci camminare a testa alta nei confronti degli Stati Uniti, di darci un ruolo in Europa grazie a un’economia solida e in crescita, di garantire finalmente un servizio sanitario efficiente, di aumentare i salari, introdurre il salario minimo per chi non lavora, restituire dignità agli indigenti? Qual è il progetto per affrontare il tema della casa ricordato proprio attraverso l’esempio del piano Fanfani, l’ultimo vero piano abitativo della storia italiana?

 

Chi conosce queste proposte? Purtroppo il logorroico Bertinotti non lo dice, forse perché non le ha. Ma non disperiamo: sicuramente Elly Schlein le custodisce gelosamente in un cassetto, in attesa di vincere le elezioni… Ma chissà …?

 

 


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