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05/12/25 ore

Audiovideo presentazione di ‘Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu’ di Alberto Vacca con Felice Manti, Giovanni Minoli, Giuseppe Rippa, Luigi O. Rintallo



La presentazione del libro di Alberto Vacca Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu. Un caso surreale di giustizia ingiusta è stata una occasione per ripercorrere le vicende del primo grado di un processo che ha suscitato dubbi decisivi che hanno rivelato come il primo grado del processo avesse un sapore politico il cui esito era già deciso in anticipo. 

 

“… Il libro ricostruisce - riporta la quarta di copertina -, con rigore e spirito critico, le tappe fondamentali dell’intero iter processuale, ne analizza le incongruenze e i paradossi, e mette in discussione l’equità di un sistema che appare più intento a giustificare decisioni già prese che a garantire un autentico contraddittorio. Un testo che non si limita a raccontare i fatti, ma li interroga, li smonta, e li ricompone per restituire al lettore una visione completa e inquietante di come la giustizia possa diventare strumento di potere…”.

 

Gli interventi di Giovanni Minoli, Felice Manti, Giuseppe Rippa, Luigi O. Rintallo con le conclusioni dell’autore Alberto Vacca, hanno ripercorso un impianto accusatorio dove oltre alla mancanza dii rigore si sono evidenziate inquietanti anomalie processuali.

 

Il modus operandi della Giustizia in Italia ha influenzato il Vaticano: vi è stata una vera e propria italianizzazione dello Stato Città del Vaticano, con la deriva preoccupante e delegittimante della vaticanizzazione della Santa Sede che comporta la conseguenza di una ancor più ampia delegittimazione del suo ruolo internazionale.

 

Operatori di giustizia che agiscono dentro  strutture opache e fuori controllo, cambiamenti delle regole processuali con procedimento in corso a danno dell’imputato (i cosiddetti rescriptum principis, la risposta dell'autorità ecclesiastica ad un’istanza con modalità paradossalmente di “monarchia assoluta”), centinaia di messaggi e mail - preclusi alla difesa e concretamente determinanti all’accertamento della verità - di fatto oscurati, comportamento del Promotore di Giustizia decisamente poco consono alla dignità dell’imputato. Tutto insomma converge nel fotografare un processo senza equità e imparzialità… 

 


 

Una sorta di mostrificazione dalla quale si avverte la la sensazione di un retroscena di intrighi e coltellate, ambizioni e alleanze, davvero sconcertante nella sua gravità

 

Con il convegno svoltosi a Roma il 14 marzo 2024, tre mesi dopo la chiusura del lungo processo vaticano contro il cardinale, Quaderni Radicali focalizzò come questa vicenda giudiziaria, eclatante per l’assoluta unicità e per la rilevanza attribuitale sui media internazionali, si può dire che rappresentasse in pieno il concentrato degli effetti deleteri provocati dal combinato disposto di un’azione penale esercitata al di fuori dell’alveo del diritto, sull’onda travolgente di uno spregiudicato utilizzo mediatico della gogna volta a calpestare le persone in spregio alla verità.

 


 

Il caso del processo al cardinale Becciu - scriveva Mario Nanni già caporedattore centrale dell’Agenzia Ansa, recentemente scomparso, nel suo libro Il caso Becciu. (Ingiustizia in Vaticano), dopo essere deflagrato all’inizio provocando una gogna anche mediatica di proporzioni planetarie, col passare del tempo ha suscitato una attenzione meno intrisa di pregiudizi - sottolineavaNanni -. Ed è finito sotto la lente di osservatori non prevenuti, intellettuali, giornalisti che amano documentarsi e ricercare puntigliosamente la verità, studiosi di diritto canonico, storici…”. 

 

Il libro di Alberto Vacca analizza criticamente gli atti, le scelte processuali e i contenuti della sentenza individua, come dice l’autore, gli elementi che fanno emergere un disegno processuale segnato da gravi incongruenze, forzature interpretative, e una sostanziale fragilità probatoria.

 


 

Da lunedì 22 settembre avrà inizio il processo di appello al cardinale Becciu, conclusosi in primo grado con la discussa sentenza di condanna, resa nota il 30 ottobre 2024 a oltre dieci mesi dalla conclusione del dibattimento, a cinque anni per peculato, senza che nessuno abbia intascato denaro. Basterebbe questo per evidenziare le criticità di un caso giudiziario dai contorni inquietanti. 

 


 

Come riferito in un articolo di Andrea Gagliarducci per l’agenzia «Acistampa», pur nell’assoluta anomalia di appello che vede confermata la presenza dell’accusatore del primo grado, il promotore di giustizia Alessandro Diddi, bisognerà vedere se il processo proseguirà sui binari sin qui seguiti, oppure si terrà conto di quanto emerso e soprattutto delle sentenze sfavorevoli al Vaticano della corte britannica che ha condannato la Santa Sede al risarcimento per uno degli imputati, Raffaele Mincione.

 


 

Il processo – continua Gagliarducci – “tocca la Santa Sede più di quello che si potrebbe pensare” perché investe “la tenuta giuridica dello Stato di Città del Vaticano”,  gravemente minata da una gestione procedurale che ha completamente stravolto i principi dello Stato di diritto, mettendo il Vaticano in una difficile situazione anche sul piano dell’autonomia e dell’efficienza dei suoi vari organi istituzionali.

 

- Video: ‘Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu’ di A.Vacca con Manti, Minoli, Rippa, Rintallo

(Agenzia Radicale Video)

 

- ’Quer pasticciaccio brutto del processo Becciu’, di Alberto Vacca. L’autore conversa con Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)

 

 


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