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01/05/24

Landini, le imbarazzanti gaffe di un idolo a misura di talk Tv


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Venerdì, 29 Maggio 2015 17:47
  • Antonio Marulo

Renzi batte, Landini risponde. E viceversa. Quando si parla di occupazione e lavoro lo scontro fra i due tiene banco. Entrambi si beccano vicendevolmente sul punto di forza della comunicazione, che li vede primeggiare in presenzialismo televisivo.

 

Qualche giorno fa, Renzi punzecchiò il leader della Fiom, fin troppo dedito ai talk politici per “fare grandi slogan ideologici”, con i quali però non “si creano fabbriche”. Osservazione “autocritica” condivisa da Landini, secondo il quale sarebbe ora che il premier “smettesse di andare in tv a fare annunci senza contraddittorio e che si mettesse a fare politica industriale…”.

 

Insomma, argomentazioni di “alto” profilo che suggellano il rancore, dopo un breve periodo di intesa, quando i due flirtavano a dispetto di donna Susanna Camusso. Era il periodo in cui il combattivo metalmeccanico fu scelto dal Premier come potenziale rottamatore di un vecchio e dannoso modo di rappresentare i lavoratori.

 

Successivamente, la vicinanza di Renzi a Marchionne prima, i Jobs act poi, hanno rovinato tutto. Il “coalizzatore sociale” si è visto pertanto costretto ad andare per la sua strada, cavalcando l’onda della popolarità gentilmente donata dalle Tv di regime. Le sue comparsate da mane a sera sono così diventate un must; come le sue urla che sopprimono l’interlocutore di turno, le argomentazioni ripetute a mitraglietta, che però nascondono talvolta un certo grado di approssimazione, funzionale all’ammuina del dibattito televisivo, che non ti aspetteresti da un addetto ai lavori in teoria sempre sul pezzo.

 

Si pensi alla gaffe in diretta televisiva sugli sgravi fiscali per i neoassunti a tempo indeterminato, in vigore da gennaio e introdotti con la legge di stabilità, che Landini attribuì erroneamente al Jobs act in vigore dalla primavera. Tutta colpa, forse, della proverbiale foga che annebbia la mente, per confutare la tesi del governo sui presunti effetti benefici di alcuni provvedimenti in tema di occupazione. La stessa foga che avrà indotto probabilmente mister Fiom a citare a cavolo fatti, circostanze e metodi passati di cui si sente la nostalgia, a proposito di statuto dei lavoratori, che “nel 1970 fu votato (ipse dixit sul Manifesto ndr) da Psi e altri partiti che non erano di sinistra, perché a quel tempo la tutela dei lavoratori era un obiettivo condiviso di tutta la politica”…

 

Obiettivo "condiviso" al tal punto che – come ha sottolineato perfidamente Massimo Bordin nel corso della rassegna Stampa e Regime su Radio Radicale, non ebbe l’approvazione del Partito Comunista.

 

 



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