Valter Vecellio, giornalista, è intervenuto recentemente (24 ottobre 2025) nella sua pagina Facebook sulla libertà di stampa. Partendo da una sua personale vicenda, rivela come l’intero sistema informativo sulle querele e intimidazioni, sia molto spesso “ammantato” di ipocrisia…
di Valter Vercellio (da Facebook)
Fermo restando la gravità dell'attentato subito da Sigfrido Ranucci, tutto il resto del "dibattito" sulle querele e intimidazioni ha un sapore che mi suona tra il ridicolo e l'ipocrita.
Punto uno: un giornalista se diffama o viola la legge, come qualunque altro cittadino è giusto ne risponda; dunque c'è querela e querela, c'è giornalista e giornalista.
Punto due: non so quanti anni fa, venni condannato in quanto direttore responsabile (non autore) a due anni e sei mesi di carcere senza condizionale. Reato: una vignetta, pubblicata dal settimanale satirico "Il Male". Ricordo tutti i miei pochissimi difensori: Oreste del Buono, Giorgio Forattini, Indro Montanelli, Giampiero Mughini, Marco Pannella, Giuseppe Rippa, Roberto Roversi, Salvatore Sechi.
Tutti, chi per un verso o per l'altro, "eretici". Gli altri, quelli "per bene" e "buoni", non batterono ciglio. La corporazione per prima (allora presidente della FNSI era Miriam Mafai, debitamente informata, rigorosamente silente).
Ps.: la vignetta riguardava un magistrato di Roma. I tribunali che mi condannarono in modo così draconiano furono quelli di Perugia e di Orvieto.
Ps Ps.: la condanna alla fine saltò in Cassazione per un sussulto di buon senso, dopo che venne presentata un'interrogazione parlamentare firmata da tutti rappresentanti di partito presenti, in ordine alfabetico, primo firmatario Massimo Abbatangelo (MSI), ultimo Luciano Violante (PCI). Una evidente "invasione di campo", direbbe oggi qualcuno.
La Cassazione escogitò chissà che diavolo di errore formale, mandò tutto a L'Aquila. Lì il procedimento si perse.
Chiedo scusa se tutto questo parlare di difesa di libertà di stampa minacciata ORA mi fa sorridere...
