L’iniziativa del responsabile sport del PD, Mauro Berruto, di lanciare una petizione per escludere gli atleti israeliani dalle competizioni sportive rappresenta l’ennesima dimostrazione di come il Partito Democratico sia oramai esposto a qualsiasi deriva demagogica e risulti privo della benché minima capacità di esprimere un indirizzo politico nel segno della coerenza e aderenza ai principi democratici e liberali.
Come un’imbarcazione il cui timone oscilla di qua e di là, il PD insegue il M5S di Conte e Sinistra e Verdi in un’assurda gara per farsi ricettore di qualunque risentimento e indignazione, incurante della loro fondatezza e della loro rispondenza alla reale praticabilità, erroneamente convinti di ottenerne un tornaconto in termini di consensi.
Prima ancora che un’assurdità illiberale, l’esclusione dalle gare sportive richiesta dalla petizione – che ha ottenuto l’incredibile sottoscrizione di 44 parlamentari – è biasimevole non solo e tanto perché rivolta contro gli atleti ebrei, ma perché rivelatrice di un modus operandi tipico di ogni autoritarismo disposto a usare lo sport come mezzo di propaganda e distorsione della realtà.
Per non parlare del fatto che, in tal modo, si dà oggettivamente una sponda all’azione promossa da Hamas, che oggi dà al governo di Netanyahu la principale giustificazione per il suo operato. Chiunque appoggi o favorisca la propaganda di Hamas di fatto favorisce l’attuale governo di Tel Aviv e ostacola il formarsi di un’alternativa.
Un’evidenza che oggi in tanta parte della politica italiana stenta ad essere percepita, precipitandola in un vortice di contraddizioni derivanti dalla natura stessa della composizione dei suoi esponenti, drammaticamente denutriti di cultura laica, liberale, socialista e radicale. (red)
FERMIAMO LA RICHIESTA DI ESCLUDERE ISRAELE DALLE COMPETIZIONI SPORTIVE
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GLI ISRAELIANI FUORI DALLO SPORT? QUANDO UNA PARTE DEL PD TRASFORMA LO
SPORT IN MANGANELLO POLITICO CINTRO GLI ISRAELIANI. (change.org)
Apprendo di una lettera firmata da 44 persone appartenenti al pd che chiedono l’espulsione di Israele dallo sport.
Altro che “sport che unisce”: per questi esponenti del PD, lo sport serve a fare propaganda e colpire l’avversario politico del momento. Stavolta non si parla di Russia, ma di Israele. Sì, proprio Israele: l’unica democrazia stabile del Medio Oriente, impegnata in un conflitto che alcuni riducono a slogan da salotto, ignorando volutamente la complessità, le responsabilità di Hamas e il diritto alla sicurezza del popolo israeliano.
Quarantaquattro parlamentari dem, guidati da Mauro Berruto, hanno firmato un appello per chiedere al Coni, alla Figc e ai membri italiani del CIO di far bandire Israele dallo sport mondiale. Motivazione? “Lo sport non può restare neutrale davanti a una politica di annientamento”. Parole pesanti, che mettono Israele sullo stesso piano dell’apartheid sudafricano, dell’Iraq di Saddam, dell’Afghanistan dei talebani e della Russia di Putin. Un’operazione scandalosa: semplificare la realtà fino a distorcerla, equiparando una democrazia sotto attacco a regimi totalitari e stati-canaglia.
La verità è che questo è un boicottaggio politico travestito da atto di “responsabilità morale”. Ma il bersaglio non sarebbe Netanyahu o il governo israeliano: sarebbero atleti, squadre, ragazzini che sognano di indossare la maglia del loro Paese. Gente che con le decisioni militari non c’entra nulla. Un colpo basso, che tradisce il principio base dello sport: unire, non dividere.
E non parliamo del doppio standard ipocrita. Perché questi stessi esponenti del PD non chiedono lo stesso per la Cina, che opprime gli uiguri? Per l’Iran, che impicca dissidenti e donne? Per la Turchia, che bombarda i curdi? No, contro Israele si può: è il bersaglio perfetto per raccogliere applausi facili nei circoli radical chic.
Questo non è pacifismo, è populismo travestito da moralità. E fa danni seri: isola Israele, alimenta tensioni, rafforza la narrativa dei suoi nemici, e — peggio di tutto — punisce innocenti in nome di un’ideologia miope.
Questa parte di PD oggi non sta difendendo i “valori dello sport”: li sta calpestando. Perché lo sport è uno dei pochi spazi dove, persino in guerra, nemici e avversari possono stringersi la mano. Trasformarlo in un campo di battaglia politico è una vergogna.
Se il PD volesse davvero lavorare per la pace, chiederebbe dialogo, mediazione, sicurezza per entrambi i popoli, e non l’espulsione di Israele dalle competizioni. Ma forse, per qualcuno, è più facile fare un comunicato indignato che sporcarsi le mani con la diplomazia vera.
Mi auguro che Elly Schlein prenda una pozione in merito , che si esprima sulla deriva che sta prendendo una parte del partito democratico . (Attendo ancora risposta alla mail precedente)
Mi rivolgo a tutti i cittadini e a tutti i rappresentanti del PD che credono davvero nella libertà, che sanno che “escludere” non è mai moralmente etico.
A chi crede che lo sport debba restare un ponte, non un muro.
Vi chiedo di alzarvi in piedi, di fare un contro-appello, di sostenere una raccolta firme per opporvi a questa deriva.
Fate sentire che non tutti, nel PD, vogliono colpire civili e atleti innocenti in nome di una battaglia politica.
Perché lo sport deve unire. Sempre.
E chi lo trasforma in un’arma tradisce la sua stessa essenza.
Fabiana Di Segni
Promotrice della petizione