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28/04/24

Marijuana libera negli USA, il New York Times prende posizione


Categoria: DIRITTI E LIBERTA'
Pubblicato Lunedì, 28 Luglio 2014 10:48

“Gli Stati Uniti ci misero tredici anni per riacquistare il senno e abolire il proibizionismo, 13 anni in cui la gente continuò a bere, e in cui viceversa cittadini rispettosi della legge divennero dei fuorilegge e organizzazioni criminali nacquero e prosperarono. Sono passati più di quarant’anni da quando il Congresso ha vietato la marijuana, infliggendo un danno alla società per aver proibito una sostanza molto meno dannosa dell’alcool. Il governo federale deve abrogare il divieto di vendere e consumare marijuana”. E Così, l’autorevole New York Times cambia idea e si schiera apertamente a favore della Marijuana libera, lanciando una serie di editoriali che si inseriscono nel dibattito molto attivo negli USA.

 

“C’è un onesto dibattito – scrive il NYT - nel mondo scientifico riguardo gli effetti sulla salute della marijuana, ma noi crediamo che ci sia una grandissima quantità di prove che dimostrano che la dipendenza da essa sia un problema minore, rispetto soprattutto a quella che causano alcool e tabacco. Un utilizzo moderato della marijuana non costituisce un rischio per una persona adulta sana. Le affermazioni secondo le quali la marijuana sarebbe una droga di passaggio verso l’assunzione di sostanze più pericolose è tanto fantasiosa quanto le immagini di omicidio, stupro e suicidio contenute nel film Reefer Madness [una specie di film di propaganda del 1936 contro il consumo di marijuana]. Creare sistemi per regolare la produzione, la vendita e la promozione del prodotto sarà complesso. Ma si tratta di problemi risolvibili, e sarebbero già stati trattati da tempo se come nazione non avessimo deciso di arroccarci sulla criminalizzazione della produzione e del consumo della marijuana."

 

Negli USA, per lo stato federale l’uso e il possesso di marijuana è illegale. Tuttavia negli anni diversi stati hanno avviato politiche autonome di legalizzazione del commercio e dell’uso della marijuana: 34 Stati hanno legalizzato l’uso di marijuana per scopi medici, lo Stato di Washington  e il Colorado sono stati i primi ad autorizzarne anche il suo consumo «ricreativo». Quello del Colorado è stato il caso più recente. La legalizzazione è avvenuta con un referendum popolare tenutosi il giorno delle elezioni presidenziali del 6 novembre 2012.

 

Come ricostruisce ilpost.it, “nel 2012 lo stato federale fece sapere che non si sarebbe opposto ai provvedimenti sulla legalizzazione della marijuana decisi dai singoli stati, ma si limitò a diffondere un documento di otto punti che stabiliva delle priorità per quegli stati che avevano approvato o avrebbero approvato la vendita legale di marijuana: uno di questi punti era la necessità di mantenere la marijuana lontana dai minorenni e adottare delle misure adeguate affinché la legge non rischiasse di avvantaggiare le attività criminali. Il Dipartimento di Stato americano aveva inoltre specificato che si sarebbe concentrato nel portare avanti le politiche contro il traffico illegale di droga nel paese.”

 

Così, dal primo gennaio 2014, ciascun cittadino del Colorado di età superiore ai 21 anni può acquistare e consumare, con limitazioni specifiche, marijuana da alcuni negozi autorizzati dallo stato.

 

Intanto, come all’interno della redazione del NYT, anche nella società americana l’orientamento in materia pare stia cambiando. Come riferisce in una corrispondenza Massimo Gaggi del Corriere della Sera, “lo stesso stato d’animo del popolo americano sta cambiando rapidamente. I sondaggi del Pew Research Center dimostrano che, se ai tempi del varo della legge proibizionista l’85% degli americani era contrario alla legalizzazione della marijuana, la situazione è andata gradualmente cambiando fino a quando, due anni fa, i favorevoli alla liberalizzazione hanno superato i contrari (oggi siamo al 54%). Con una maggioranza schiacciante di favorevoli tra i progressisti: il pubblico di riferimento del «New York Times». Che, cambiando rotta, ha fatto sì una scelta etica, non priva però di riflessi commerciali”. (F.P.)



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