Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

30/04/24

Arabia Saudita, perdonato dopo 18 anni nel braccio della morte


Categoria: DIRITTI E LIBERTA'
Pubblicato Lunedì, 28 Gennaio 2013 16:53

Un uomo che ha trascorso 18 anni nel braccio della morte in Arabia Saudita per l'omicidio di un amico è stato rilasciato dalla prigione di Taif dopo che la sua tribù, parenti, amici e benefattori sono riusciti a mettere insieme il prezzo del sangue di 27 milioni di riyal.

 

Awad Eid Al-Harbi è stato accolto al portone della prigione dai propri parenti e da una folla che ha atteso tre ore fino al completamento delle procedure di rilascio, e che è stata felice di vederlo finalmente libero. Il figlio della vittima aveva detto che avrebbe perdonato Al-Harbi, responsabile dell’omicidio di Farraj Al-Subaie, a condizione che il prezzo del sangue venisse pagato prima del 12 gennaio, altrimenti l’omicida sarebbe stato decapitato.

 

Il figlio di Al-Subaie era solo un bambino quando suo padre fu assassinato. Il giudice ha deciso di rimandare l'esecuzione fino a quando il figlio della vittima non avesse compiuto 18 anni e fosse abbastanza maturo per decidere il destino di Al-Harbi. Mentre era in prigione, Al-Harbi ha sposato la figlia di un altro detenuto del braccio della morte. Il matrimonio si è svolto all'interno del carcere ed ha visto la partecipazione di detenuti e guardie.

 

Quattro anni dopo il matrimonio, il suocero è stato giustiziato. Mentre era ancora dietro le sbarre, la moglie di Al-Harbi ha dato alla luce una bambina che è stata chiamata Amal (speranza), nella convinzione che il nome sarebbe stato di buon auspicio per lui. La bambina ha ormai tre anni e mezzo.

 

Al-Harbi ha dichiarato: "Non posso descrivere la mia felicità. Ringrazio di cuore Allah e tutti coloro che mi sono stati accanto". Ha detto che per prima cosa sarebbe andato a casa a salutare la moglie e la figlia per poi recarsi alla Grande Moschea, effettuando la Umra (pellegrinaggio alla Mecca).

 

Il tribunale di Taif ha ripartito i soldi dandone un sesto alla moglie di Al-Subaie, un ottavo a sua madre e il resto al figlio. Al-Harbi ha ringraziato la moglie per aver accettato la proposta di matrimonio anche se il suo destino non era chiaro e ha detto di voler vivere con lei e sua figlia a Medina. (fonte Nessuno tocchi Caino)



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò