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05/12/25

POESÌ di Rino Mele. Nagasaki, la ripetizione del male


Categoria: Poesì
Pubblicato Sabato, 09 Agosto 2025 11:39

La Seconda guerra mondiale fu segnata da un immenso numero di morti, quasi settanta milioni. Termina nel peggiore dei modi, tradendo gli stessi ideali che avevano sostenuto il difficile sacrificio delle vittime. 

 

Per piegare il Giappone, il 6 agosto gli Stati Uniti (il presidente era, da pochi mesi, Truman) con la prima bomba atomica - all'uranio - distruggono in un istante un'intera città, Hiroshima: soltanto tre giorni dopo con una seconda bomba atomica - al plutonio - trasformano un'altra città, Nagasaki, in un deserto.

 

 

 

 

 

RINO MELE

 

 

 

Nagasaki, la ripetizione del male

 

 

Hiroshima scompare in un bagliore

interminabile 

come un naufragio consumato in un istante: 

alcuni furono attraversati 

da quell'orrore senza morirne, rimasero 

fissati come in una fotografia, 

chiusi per sempre nell'attimo della 

devastazione, 

mentre una piaga slargava la loro voce, 

e il volto sfuggiva, 

pietoso di sé. Avrebbero 

voluto allontanarsi 

non riconosciuti, nascondersi 

al proprio corpo 

dal pallore striato 

che gridava dai fiumi senza sorgente

l’inudibile voce, 

l'imperfezione di sapere

qualcosa in quel doloroso stupore: 

gli hibakusha, morti non ancora morti, 

usciti dal bagliore irresistibile 

del nulla 

sentirono subito la colpa 

d'essere 

vivi nel silenzio

di quello che non potevano dire,

la loro caduta 

nel nulla.

Avevano visto scomparire tutto

anche le ombre. 

Ebbero cure portentose ma presto 

nei lunghi anni dell'occupazione americana

fu vietato 

di parlare di quello che 

era accaduto, e non dovevano ricordare. 

Furono portati in bianchi ospedali, 

conobbero il terrore di dover tornare a vivere.

Ci furono sventurati che, 

nel giorno dell'apocalisse, appena salvi 

dal fuoco di Hiroshima, muti per non ascoltarsi 

e non incontrare nella propria voce 

gli spiriti della distruzione,

il proprio incancellabile contagio,

si rifugiarono, 

come nel sogno più cattivo,

a Nagasaki per ripararsi dalla 

ripetizione del male:

e lì, nella bella isola di Kyūshū, 

s'illusero d'essere lontani da quella

forza sterminatrice 

che già li rapiva.

Ma perché, dopo l'ingiuria di Hiroshima, 

gli Stati Uniti vollero,

con strana fretta,

rifare la stessa vergogna su Nagasaki 

(come uno spudorato teatro)?

Tra tutti gli animali,

solo l'uomo ripete il male per liberarsene, 

renderlo 

irriconoscibile, quotidiano, familiare, 

perché non gli appartenga più.

Dopo Hiroshima, Nagasaki fu non solo

un folle sperimentare 

con una diversa bomba (al plutonio) 

la fine immediata di un'altra città - come 

non fosse mai stata -

ma anche questo tornare 

indietro nello sconfinato ludibrio dell'istante 

sottraendo alla morte l'avvertimento 

del morire. Uccidere due volte 

servì ad attenuare l'angoscia del primo 

delitto, rendersi irresponsabili. 

Come, al contrario, il piacere aumenta 

se ne ritrovo - nella coazione 

di cui parla Freud - la figura, nell'allucinazione 

del desiderio. 

Erano trascorsi tre giorni, 

ma non furono quelli della Resurrezione: 

nel cielo azzurro di Nagasaki, 

il 9 agosto 1945, fu ripetuto il misfatto 

dell'istantanea distruzione di 

un'intera città. La creazione era stata rifiutata.  

 

 

_________________________________ 

 

 

Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

Leggi l'intera sequenza di POESÌ

 

 



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