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19/04/24

Un uomo d’amore. In ricordo di Luciano De Crescenzo


Categoria: STILE LIBERO
Pubblicato Domenica, 28 Luglio 2019 11:08
  • Giovanna D'Arbitrio

Luciano De Crescenzo, morto lo scorso 18 luglio è stato scrittore di successo, regista, sceneggiatore attore e conduttore, aveva 90 anni. L’ex ingegnere era nato a Napoli il 18 agosto 1928-Il suo esordio come scrittore nel 1977 con “Così parlò Bellavista”. Da allora pubblicò oltre 40 libri, tradotti in 21 lingue. 

 

Sulla sua scelta di lasciare il posto di ingegnere dirigente all’IBM, in un’intervista a Il Mattino affermò che in realtà si annoiava, per cui, spinto dal desiderio di novità, decise di dedicarsi completamente alla scrittura. E per quanto riguarda il suo interesse per la filosofia, dichiarò di non definirsi un filosofo vero e proprio, ma un simpatizzante di tale disciplina.

 

Interessante il suo libro “Napolitudine”, scritto con la collaborazione di Alessandro Siani, un libro particolarmente toccante per i napoletani che provano tale sentimento afferma, “la napolitudine” è un tipo di nostalgia inspiegabile, perché a me Napoli manca sempre, persino quando sono lì. Io la napolitudine la sento sempre, anche mentre passeggio tra le bancarelle di San Gregorio Armeno e sfioro i pastori creati dai maestri artigiani. Mi si arrampica sulle papille gustative, stuzzicate dal profumo delle sfogliatelle appena sfornate. 

 

Mi accompagna come l’ammuina dei vicoli, che ritrovo immutata nel tempo, o come il profilo del Vesuvio, un paesaggio unico al mondo. Insomma, questa nostalgia avvolge tutti i miei sensi e mi agguanta lo stomaco come una mano fatta di tufo, la materia vulcanica nata dalla concentrazione di lava, pomici, cenere e lapilli, su cui è costruita l’intera città.” I portoghesi la chiamano saudade, il popolo partenopeo napolitudine, ma il sentimento è lo stesso, la malinconia, o più semplicemente quella smania ‘e turnà che attanaglia tutti coloro i quali, napoletani e non, sono costretti per un motivo o per un altro ad allontanarsi dalla tanto amata Napoli”

 

Con la sua umiltà, il suo arguto, bonario humour di colto napoletano doc, in effetti, De Crescenzo fu capace di introdurre anche le persone più sprovvedute alla comprensione della filosofia antica, non solo con i suoi scritti, ma anche con trasmissioni televisive come quella degli anni ’80 e ’90, “Zeus – Le Gesta degli Dei e degli Eroi, sui miti e sulle leggende degli antichi greci.

 

E in Socrate (1998),ad esempiopiccolo capolavoro di saggezza e leggibilità, scrisseche“C'èchi si innamora di Sophia Loren, chi di Marx, e chi per tutta la vita porta fiori sulla tomba di Rodolfo Valentino. Io ho capito che il grande amore della mia vita é Socrate. In questo libro ho raccolto quanto su di lui ho scritto in "Storia della filosofia greca", "Oi dialogoi" e "I miti dell'amore".

 

Significativa la sua descrizione dei napoletani che secondo lui “…sono un popolo pieno di devozione cristiana, ma non hanno mai veramente abbandonato le tradizioni pagane. Sono sempre rimasti un po’ politeisti. È proprio l’idea di Dio, del Dio che è uno, che noi napoletani facciamo fatica a digerire. Prendete i protestanti, quelli appena hanno un guaio, anche piccolissimo, dicono subito: “My God”. Noi non diciamo mai “Mio Dio”, preferiamo rivolgerci a qualcuno di più preciso, per questo invochiamo i santi. In certi casi particolari, si sceglie di rivolgersi alle anime del purgatorio. Qui qualcuno può obiettare: e perché non a quelle del paradiso, non sono più influenti, più introdotte? Ma il punto è proprio questo e i napoletani lo sanno. Le anime del paradiso se ne fottono, ormai vivono la loro estasi celeste, hanno raggiunto l’obiettivo e di quello che succede quaggiù non gliene importa niente. Invece le anime del purgatorio lottano ancora, hanno bisogno delle preghiere. E allora nasce lo scambio, la convenienza reciproca….Anche se Napoli, quella che dico io, non esiste come città, esiste sicuramente come concetto, come aggettivo. E allora penso che Napoli è la città più Napoli che conosco e che dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli”.

 

Tra le sue opere ricordiamo: Così parlò Bellavista, Zio Cardellino, Storia della filosofia greca, Oi dialogoi, Elena, Elena amore mio, Il dubbio, Croce e delizia, Panta rei, Ordine e disordine, Sembra ieri, Il tempo e la felicità, La distrazione, Tale e quale, Storia della filosofia medioevale, Storia della filosofia moderna.

 

Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei, Storia della filosofia moderna. Da Cartesio a Kant, Il caffè sospeso, Socrate e compagnia bella, Ulisse era un fico, Tutti santi me compreso, Garibaldi era comunista, Gesù è nato a Napoli, Ti porterà fortuna, Stammi felice, Ti voglio bene assai, Non parlare, baciami, Sono stato fortunato, Napolitudinee tante altre…

 

Ecco una delle ultime interviste in cui egli si definisce “uomo d’amore”, come tutti i napoletani.

 

 



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