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19/03/24

Caryl Chessman e Cesare Battisti. Dura lex sed lex


Categoria: STILE LIBERO
Pubblicato Venerdì, 06 Ottobre 2017 15:09

di Gerardo Mazziotti

(premio internazionale di giornalismo civile 2008)

 

Caryl Chessman era un ragazzo americano, che viveva di espedienti, dedito a rapine e a furti d’auto. Nel 1947 era in circolazione per le strade della California un rapinatore che utilizzava un lampeggiante rosso per farsi credere un poliziotto e che si avvicinava alle coppiette appartate in automobile, in luoghi isolati e le rapinava, commettendo spesso violenze sessuali.

 

Alla fine di lunghe indagini la polizia arrestò Chessman perché convinta che fosse lui  il “bandito della luce rossa”. Venne processato e condannato alla pena capitale. Durante la detenzione nel carcere di San Quintino, durata dodici anni, Chessman scrisse ben quattro libri contro la pena di morte, tra i quali “Cella 2455, braccio cella morte”, edito nel 1954 da Rusconi, che ebbe un grande successo internazionale grazie alla traduzione in molti stati europei e sudamericani.. E la critica  scrisse della nascita di un grande scrittore.

 

Nel contempo Caryl studiò legge per preparare gli appelli con i quali riuscì ad ottenere ben otto rinvii del giorno dell’esecuzione. Negli anni della sua prigionia nacque negli Stati Uniti il primo grande movimento di opinione contro la pena di morte. Le persone e i giornali, che a gran voce avevano reclamato giustizia invocando la morte di un cotale inguaribile criminale recidivo, chiedevano ora clemenza se non la piena assoluzione.

 


 

Da tutto il mondo giunsero appelli per la revisione del processo; tra i firmatari Eleanor Roosevelt, Pablo Casals, Aldous Huxley, Ray Bradbury, William Inge, Norman Mailer, Dwight McDonald, Christopher Isherwood e Robert Frost. Ma, nonostante che fosse diventato uno scrittore di successo e un valente avvocato e che i dubbi sulla sua colpevolezza fossero diventati certezza, venne giustiziato il 2 maggio 1960 nella camera a gas.

 

Cesare Battisti (indegno omonimo del martire triestino) è un terrorista italiano, capo del gruppo “Proletari Armati per il Comunismo”, che è stato condannato in contumacia all'ergastolo, con sentenze passate in giudicato, per quattro omicidi, due commessi nel 1978 da lui e due nel 1979 in concorso con altri, oltre che per vari reati legati alla lotta armata e al terrorismo.

 

Nel 1981 riuscì a evadere dal carcere e a rifugiarsi prima in Messico e poi in Francia, dove beneficiò della dottrina Mitterrand e dove ottenne la naturalizzazione francese, poi revocata. Nel 2007 si spostò in Brasile dove fu arrestato e detenuto in un carcere di Brasilia per sette anni. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva (il presidente è stato condannato nel luglio scorso a 9 anni e mezzo di reclusione per corruzione) si rifiutò di estradarlo in Italia e gli concesse il diritto d'asilo.

 

 

Della questione fu investita la Corte costituzionale brasiliana, che l'8 giugno 2011 negò definitivamente l'estradizione, pur revocando lo status di, rifugiato con la motivazione che avrebbe potuto subire "persecuzioni a cause delle sue idee". Battisti fu quindi scarcerato e rimase in libertà fino al 12 marzo 2015, giorno in cui viene nuovamente arrestato dalle autorità brasiliane in seguito all'annullamento del permesso di soggiorno, ma rilasciato quasi subito.

 

Secondo la legge della Repubblica Federale del Brasile i crimini commessi da Battisti sarebbero caduti in prescrizione nel 2013. Dagli anni '90 Battisti si è dedicato alla letteratura, ottenendo un discreto successo con romanzi noir e autobiografici.Contro l'estradizione si sono schierati Gabriel García Márquez, Bernard-Henri Lévy, Valerio Evangelisti e anche, a titolo personale, alcuni esponenti sudamericani di Amnesty con la motivazione che il posto del terrorista era stato preso da uno scrittore di successo e da un uomo sinceramente pentito dei crimini commessi.

 

È auspicabile che, dopo i tanti tentativi falliti, il governo italiano riesca a ottenere l’estradizione perché il terrorista Cesare Battisti sconti la sua pena in un carcere italiano. E non in una camera a gas.

 

 



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