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28/03/24

Bagnoli, tra affabulazioni urbanistiche e immobilismo


Categoria: STILE LIBERO
Pubblicato Giovedì, 14 Aprile 2016 11:39

di Adriana Dragoni

 

Ed ecco che mi son venuti in mente dei cartelloni di tanto tempo fa. Avevano bei colori: tanto verde, soprattutto, per indicare il grande parco naturalistico e i giardini che sarebbero sorti nella Bagnoli rinata. Era il 1994 ed era l'epoca della “Variante”, quella del piano urbanistico targato Vezio De Lucia. I cartelloni illustravano questo piano.

 

Venivano esposti lì a Bagnoli, in certi capannoni piuttosto bui, con musiche accattivanti e luci suggestive. Dicevano che avrebbero trasformato la Bagnoli sconciata dall' Italsider e dalla sua chiusura in un luogo ameno, (dal latino a-moenia) cioè senza mura. Ma ancora oggi chi cammina sulla sua strada costiera il mare non lo vede se non per quei piccoli tratti lasciati liberi da una serie continua di muri.

 

I cartelloni mi son venuti in mente martedì scorso, nella Sala Nugnes del Consiglio Comunale di Napoli. Qui, al posto dei cartelloni c'erano le slide. Molto carine. Abbellite dall'azzurro che indicava le zone di Bagnoli che saranno poi bonificate (o, per meglio dire, da bonificare).

 

Le slide erano state inviate da Invitalia, la società all'uopo incaricata dalla Cabina di Regia del Commissario, istituito dal Capo del Governo secondo l'articolo 33 della legge Sblocca-Italia, ed erano state consegnate al Comune. Ma anche gli architetti più esperti in   poco tempo non avrebbero potuto capirci molto. Su un piano di tal fatta ci sarebbe tanto da osservare, pensare, considerare e così via. Lo stesso architetto che aveva il compito di illustrare le slide era un po' dubbioso sulla loro chiarezza e sulla loro coerenza.

 

Il pubblico non era numeroso ma molto qualificato. Io c'ero andata perché mi aveva invitato l'architetto professore Gerardo Mazziotti, un amico. Lo avevo conosciuto appunto nel '94, nel Comitato Pro Bagnoli, quando ne era presidente l'ingegnere Franco Tortorelli. Da allora avevo preso a seguire la questione e ne pubblicai una decina di articoli. Poi smisi. E persi il filo della telenovela.

 

Da allora Gerardo Mazziotti, invece, con passione e tenacia straordinaria, ha continuato a seguire la vicenda. Sulla quale ha pubblicato libri e articoli sui giornali, ha partecipato a diversi convegni e ne ha promosso altri. Anche stavolta nel suo discorso dimostra di essere informatissimo e di avere le idee ben chiare. Chiarisce che queste slide, inviate senza alcuna relazione scritta, non sono all'altezza di un piano urbanistico e le definisce “fabulazioni”: non bastano delle slide per fare un piano. E vi trova anche delle gravi incongruenze.

 

Tipo l'interramento di via Coroglio (pazzesco) e la funivia Posillipo-Nisida. Sarebbe stato, invece, molto più saggio - osserva ragionevolmente Mazziotti - il ripristino della funivia Posillipo-Fuorigrotta, costruita nel '40, ancora in funzione nel '60, di cui esistono tuttora in buono stato le stazioni. Ma il punto principale della questione – afferma - è che, per qualsiasi iniziativa su Bagnoli, bisogna che vi sia una essenziale precondizione, cioè una reale bonifica. Che consiste, in primis, nella rimozione (non nella semplice “messa in sicurezza”, come ha detto qualcuno - aggiungo) della “colmata”, cioè di quell'insieme di scorie derivate   dalla lavorazione dell'acciaio dell'Iri-Italsider, e nel risanamento delle zone inquinate.

 

A tal proposito Mazziotti si domanda perché dai progetti sulla bonifica sia stata tenuta fuori la Cementir di Caltagirone. E si dice d'accordo con il sindaco De Magistris, quando questi dice: chi inquina deve pagare. Il fatto è – aggiunge - che, a tale scopo, anni fa, già furono dati dall'IRI alla STU (Società di Trasformazione Urbana) “Bagnoli s.p.a.” 360 miliardi di lire, poi diventati 400 con la (s)vendita dei macchinari alla Cina e a Chissachì.

 

Miliardi scomparsi, bruciati, forse, da iniziative fasulle. Poi, nel 1996, fu anche promulgata una legge che obbliga al “ripristino della morfologia naturale della costa” di Bagnoli Coroglio. Questa legge non è stata rispettata. Anche le relative proteste non hanno portato a un nulla di fatto. Poi “la Bagnoli s.p.a.” fu sostituita dalla “Bagnoli Futura”, dal nome più bello ma dall'azione discutibile, tanto che è fallita e attualmente è sotto inchiesta.

 

Per ottenere i migliori risultati, Mazziotti lo ripete da tempo, bisognerebbe indire un concorso internazionale per un piano urbanistico che sia anche sociale ed economico. Non ci si può limitare a progettare idee più o meno balzane come l'ospedale delle tartarughe qua, l'acquario là, il farfallario poi e così via. Un piano deve rispondere a un'idea generale della città, a un'idea urbanistica. Lo ribadisce il professore architetto Carmine Piscopo, che è Assessore all'Urbanistica del Comune di Napoli.

 

L'urbanistica non consiste – afferma - nelle singole architetture ma nello schema generale e nel contesto paesaggistico e sociale in cui esse sono disposte. Sono affermazioni di un esperto ma anche di semplice buon senso, tanto che anch'io, che sono una semplice storica dell'arte, già nel '94  scrivevo che la parola “Variante” era impropria per definire un piano per Bagnoli-Coroglio, un territorio che costituisce una parte molto vasta di Napoli.

 

Quindi credo che si possa essere d'accordo con l'Assessore quando afferma che qualsiasi piano Bagnoli-Coroglio, come anche l'attuale degrado del luogo, influisce sull'urbanistica e sulla vita di tutta la città. Piscopo interviene anche per spiegare la situazione che si è creata tra Comune e Stato. E chiarisce le ragioni del Sindaco. Certo, se il piano urbanistico di Bagnoli-Coroglio riguarda l'intera città di Napoli, è logico che riguardi tutti i napoletani, il Consiglio Comunale e il Sindaco. E quindi le decisioni in proposito soprattutto al Sindaco competono.

 

Ci hanno detto – riferisce l'Assessore - che il piano urbanistico del Governo è basato su quello di Vezio De Lucia: siamo d'accordo. Se ci dicono che vogliono bonificare il luogo, siamo d'accordo; da tanto tempo il Comune chiede al Governo, a cui compete l'onere, di farlo. Ma, se siamo d'accordo,- domanda- perché nominare un Commissario governativo?  Il Sindaco non accetta di doversi presentare alla “Cabina di Regia”, perché non ne riconosce l'autorità, ma più volte ha chiesto di parlare con il Capo del Governo e gli è stato risposto che questo incontro può avvenire soltanto alla presenza del Commissario Nastasi. Che bisogno c'è di questo controllore? Del quale il Sindaco non riconosce la competenza? E a cui, in pratica, sarebbe affidata tutta l'area bagnolese?

 

Da qualcuno è stato anche rilevato che l'articolo 33 del decreto governativo “Sblocca Italia” prevede per Bagnoli una società pubblico-privata sottoposta al controllo dal commissario Nastasi.  Questo perché c'è bisogno di cambiamento, di progredire nella vicenda Bagnoli. E siamo d'accordo. Ma, parliamoci franco, non può non suscitare dubbi una Cabina di Regia che ha prodotto nelle slide una miriade di strafalcioni. 

 

 



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