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29/03/24

Libertà di credo, di ricerca e reato di plagio: lo strano caso di “Scienza per l’Amore”


Categoria: STILE LIBERO
Pubblicato Sabato, 05 Luglio 2014 20:40

Da anni assistiamo a reiterati tentativi di limitazione della libertà di pensiero, parola, espressione, libertà di credo o religione nel nostro paese. Il problema si ripercuote su qualunque area tematica, dall’immigrazione alla libertà di ricerca scientifica. Un caso emblematico è quello di "Scienza per l’Amore". Quest’associazione si è ritrovata suo malgrado all’interno di una campagna "contro le sette", volta alla reintroduzione del reato di plagio abolito per incostituzionalità nel 1981.

 

Scienza per l’Amore, finanziando la sperimentazione di una tecnologia all’avanguardia (denominata "tecnologia Hyst"), riesce a produrre, attraverso il trattamento di biomasse di scarto e residui agricoli, prodotti alimentari da destinare alle migliaia di persone che ogni anno muoiono di sterminio per fame. Descritta dai media come una pericolosa "setta" i cui macchinari sarebbero stati una volgare truffa, l’associazione ha presentato il 28 giugno scorso a Mendrisio il nuovo impianto Hyst, avviando definitivamente il progetto di cooperazione internazionale "Bits of Future: Food for All".

 

La tecnologia Hyst nasce da un processo inventato dall’ingegnere Umberto Manola, consistente in una serie di accelerazioni e decelerazioni delle molecole causate da violente immissioni d’aria, tramite cui si verifica una disgregazione della materia (esplosione di particelle). Un processo che può essere destinato all’alimentazione umana e zootecnica, ma anche alla produzione di biocarburanti, tanto che fin dagli anni Ottanta aveva ricevuto le offerte di gruppi importanti come Ferruzzi. Un’invenzione, insomma, che ha fatto gola a molti, a cui si era interessato negli anni Novanta Danilo Speranza, ex presidente dell’associazione R.E. MAYA, per via delle finalità umanitarie.

 

Manola e Speranza siglano un accordo solo nel 2008, quando vede la luce il primo prototipo Hyst. R.E. MAYA, nel 2009, diviene finanziatore unico del progetto, ma proprio in quel periodo l’ingegnere inizia a preoccuparsi per via di gravi accuse contro Speranza. Perché le indagini sul presidente dell’associazione nascono proprio in quel momento? Nascono da accuse fondate? Per farsi un’idea, può essere utile ricostruire meglio la vicenda.

 

Intanto, bisogna specificare che già nel 2010 paesi come il Senegal si erano interessati agli impianti Hyst. La possibilità di fornire prodotti alimentari dalle biomasse di scarto, infatti, inciderebbe radicalmente sul dramma dello sterminio per fame nei paesi meno sviluppati. Tra i vari riconoscimenti, la tecnologia Hyst attira rapidamente l’interesse della FAO.

 

L’inaugurazione del 28 giugno e il conseguente avvio del progetto internazionale sono preceduti da una larga serie di approvazioni nazionali e internazionali. Eppure Scienza per l’Amore viene descritta dai media come una "setta" che opera il plagio sui suoi adepti.

 

Scienza per l’Amore nasce nell’83 con il nome di R.E. MAYA, con una prima comunità residenziale e primi corsi di yoga per bambini. Negli anni Novanta collabora con istituti sanitari e avvia un corso di yoga nella sezione penale "minorati mentali" presso il carcere di Rebibbia.

 

Seguirà la realizzazione di villaggi in Somalia e l’avvio di progetti d’arte, teatro e linguistica. Nel 2009 R.E. MAYA, realtà che fino a quel momento gode dei più ampi riconoscimenti, si prepara dunque a un ulteriore salto di qualità finanziando la tecnologia Hyst a scopi umanitari.

 

Proprio in questo periodo una prima irruzione della polizia municipale precede la violenta campagna stampa contro l’associazione. La "setta" di Speranza, ribattezzato il "guru di San Lorenzo", cambia nome in "Scienza per l’Amore" il 19 aprile 2010.

 

Nonostante i media, l’associazione non si ferma e avvia i primi contatti con la FAO.  In quel periodo solo la studiosa Raffaella Di Marzio, che da anni si batte per i diritti delle minoranze ingiustamente etichettate come "sette", parla apertamente di "gogna mediatica".

 

E sebbene una relazione criminologica attesti come il movimento non possa essere definito una "setta", sarà ugualmente bollato come tale in una interrogazione parlamentare presentata dalla sen. Allegrini. La senatrice si era battuta per la reintroduzione del reato di plagio, suscitando alcune polemiche per via delle audizioni per l’apposito disegno di legge a cui erano stati invitanti prevalentemente esponenti di movimenti "anti-sette".

 

Abbiamo ricostruito approfonditamente le polemiche intorno a tali gruppi, e la relazione delle loro attività con la lotta per la reintroduzione del reato di plagio, in articoli precedenti: Libertà religiosa, vittoria dei diritti umani al consiglio d'Europa; Saluzzo e le 120 giornate di Sodoma,;Diritti religiosi, preoccupazione in Europa: torna il reato d'opinione?; Satanismo, gli sciacalli nel giardino delle vergini suicide; Persecuzioni e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio.

 

La campagna mediatica contro Scienza per l’Amorericorda infati vari altri casi rivelatisi poi infondati dal tribunale, compreso un certo taglio nelle trasmissioni televisive e la rievocazione di vicende come quella di Arkeon, bollato tuttora come "psico-setta" sebbene il tribunale abbia chiaramente smentito questo teorema con sentenza di primo grado.

 

In effetti, abbiamo visto anche recentemente impegnati a discutere di Scienza per l’Amore sulle reti generaliste esperti che avevano collaborato al discusso "Rapporto sul satanismo e i movimenti magici" del Ministero dell’Interno del 1998. Un rapporto aspramente criticato, che comprendeva informazioni su gruppi come l’Ontopsicologia di Antonio Meneghetti, che vinse una causa contro il Ministero per via delle affermazioni contenute nel Rapporto.

 

Ma il proseguire della campagna mediatica non ha impedito a Scienza per l’Amore di riprendere il progetto di cooperazione internazionale "Bits of Future: Food for All", presentando il nuovo impianto Hyst il 28 giugno scorso davanti alle rappresentanze di ben dieci paesi africani. Danilo Speranza ha dichiaratamente espresso la sua volontà di continuare nonostante gli attacchi subiti.

 

Questi cominciano nel 2009, periodo in cui, secondo un articolo poi scritto da Maria Pia Gardini, all’epoca portavoce dell’ARIS Toscana, afferma di aver ricevuto un’anonima segnalazione su Speranza, di aver fatto ulteriori ricerche con "amici di Roma" e informato "chi di dovere". Naturalmente, benché la riportiamo a onor di cronaca, non possiamo certo affermare alcun collegamento tra l’affermazione della scomparsa signora Gardini e la vicenda effettiva di Speranza, che è stato invece denunciato formalmente il 20 luglio 2009.

 

Tuttavia, la vicenda di Speranza presenta numerose anomalie, non ultima il fatto che sia stato denunciato a 24 ore circa dalla firma con cui avrebbe acquisito la tanto contesa tecnologia Hyst. Le accuse circa l’illiceità della sua condotta sessuale, sebbene spetti al tribunale stabilirlo, lasciano un po’ disorientati.

 

I contorni sono poco chiari, le affermazioni contrastanti. E non possono non ricordarci gli scenari confusi di numerosi altri casi di "setta" che, una volta sfruttati per la campagna politica volta alla reintroduzione del reato di plagio, si sono poi sgonfiati del tutto in tribunale.

 

Alcuni elementi ci ricordano il processo Braibanti, l’intellettuale condannato per plagio negli anni Settanta che subì, nei fatti, un processo per omosessualità, suscitando uno scandalo che portò all’abolizione del reato nel 1981, grazie alla lotta di intellettuali come Pasolini e all’impegno dei Radicali. Certo, è il tribunale che deve stabilire se Speranza è un truffatore: però è importante notare che le accuse in merito agli impianti Hyst sembrano difficilmente compatibili non solo con i riconoscimenti ricevuti, ma anche con quest’ultima presentazione che, di fatto, è apparsa a molti piuttosto convincente in merito all’effettivo funzionamento dei macchinari. Ma questo è un altro discorso.

 

Non si può infine tacere il fatto che Speranza, accusato di violenza sessuale, soffre di una grave forma di disfunzione erettile. In altre parole, è il primo impotente accusato di violenza sessuale: incongruenze che il tribunale accerterà con la dovuta e indispensabile intransigenza, ma che ci interessano in relazione alla rappresentazione mediatica del "guru" della pericolosa "setta", un copione televisivo già visto che ci fa riflettere sulla funzionalità politica in relazione alla campagna pro-plagio.

 

Le reti generaliste, infatti, hanno parlato di "condizionamento mentale" come se il reato di plagio non fosse mai stato abrogato. Insomma, la campagna mediatica sembra di tutt’altra natura rispetto a uno scenario processuale complesso, delicato e di difficile decifrazione.

 

E non aiuta un tribunale che, oggi, si vede investito della responsabilità non lieve di stabilire se un procedimento scientifico sia una truffa miliardaria o un mezzo per salvare la vita di migliaia di persone che muoiono di sterminio per fame. Noi preferiamo interrogarci semmai sulle anomalie della vicenda.

 

La Tecnologia Hyst è valida o no?, vi sono interessi economici che mirano a contrastarla? Sono domande a cui bisognerebbe dare una risposta.

 

Il sito anonimo "Libero Credo", attraverso documenti pubblici e privati racconta una versione originale della vicenda. Una ricostruzione che meriterebbe di essere approfondita ed eventualmente accertata, perché si sofferma su presunte pressioni proprio nella creazione della campagna stampa contro Danilo Speranza e l’associazione R.E. MAYA, poi Scienza per l’Amore.

 

Ad ogni modo, la lunga carcerazione preventiva di Sperenza (ricordiamo che Speranza, in carcere, ha portato avanti un lungo sciopero della fame) e l’altrettanto elaborato iter delle denunce si è concluso definitivamente nel 2011. Speranza è stato condannato a dieci anni di carcere in primo grado il 5 aprile scorso, ed è appena iniziato il processo di appello.

 

L’Ambasciatore della Somalia, nel corso della presentazione del 28 giugno, si è chiesto "chi non vuole che la tecnologia arrivi in Africa". Anche l’Ambasciatrice del Ghana ha ribadito la sua solidarietà. "Stiamo percorrendo un tunnel oscuro, ma in fondo vediamo una luce", ha dichiarato.

 

In seguito alla dimostrazione, gli ambasciatori presenti sono stati concordi nel pianificare un incontro con le istituzioni italiane al fine di collaborare sul progetto. Nel frattempo, la campagna stampa continua: che cosa faranno le nostre istituzioni? Incontreranno gli ambasciatori africani e apriranno, come già chiesto in sede OSCE/ODIHR, una commissione d’inchiesta sul materiale del sito "Libero Credo"?

 

Oppure appoggeranno la lotta per la reintroduzione del reato di plagio, con buona pace delle minoranze religiose e degli innocenti esposti, di volta in volta, alla gogna mediatica?

 

Camillo Maffia

 

 



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