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28/03/24

Renzi nel mirino delle toghe, ecco come lo faranno fuori. Intervista a Claudio Velardi


Categoria: RIMANDI
Pubblicato Sabato, 25 Gennaio 2014 12:45

di Barbara Romano (da Libero Quotidiano sabato 25 gennaio 2014)

 

Occhio Matteo, i magistrati sono terrorizzati da te e faranno di tutto per farti fuori». A lanciare l’allarme al segretario del Pd non è Silvio Berlusconi, ma Claudio Velardi, ex Lothar di Massimo D’Alema e oggi Cassandra di Renzi: «I tuoi veri nemici non stanno nel partito, ma nelle procure, che hanno fiutato l’uomo nuovo e si stanno già attrezzando per abbatterti».

 

 

Velardi, quali elementi ha in mano per dire una cosa simile?

 

«Questa previsione la faccio sulla base di un’analisi del sistema politico italiano. Da 20 anni, non appena esce fuori il protagonista di un partito su scala nazionale o locale, i magistrati puntano a impallinarlo. Fin quando un politico sta nelle retrovie, le toghe se ne disinteressano. Non appena emerge, gli fanno lo screening e cercano di condizionarlo».

 

E secondo lei perché accade questo?

 

«Perché i magistrati puntano a mantenere il loro predominio sul sistema. È un meccanismo che scatta in automatico ed è reso esasperato dalle smanie di protagonismo dei singoli procuratori e dai timori della corporazione dei magistrati che la politica possa tornare ad avere una sua centralità. Anche i grandi burocrati, i sindacalisti e i giornalisti - la prego di non omettere la nostra venerata categoria - hanno paura che il sistema possa rimettersi in moto. L’Italia è come un malato allettato da 20 anni. È chiaro che quando si deve alzare avverte tremendi dolori alle ossa e ai muscoli atrofizzati».

 

Renzi ha già fatto scattare l’allarme nelle procure?

 

«Non c’è alcun dubbio. Matteo può avere mille limiti. Può anche fallire. Possiamo pure scoprire di qui a poco che è un cialtrone. Ma una cosa è certa: i magistrati sono letteralmente terrorizzati da lui. La casta giudiziaria sta reagendo al fenomeno Renzi nello stesso modo in cui reagì all’entrata in scena di Berlusconi».

 

Anche lei è di quelli che «Matteo uguale Silvio»?

 

«La similitudine è evidente: entrambi rappresentano altro rispetto a un sistema che non vuole scossoni. Quindi, così come ha rigettato Berlusconi, il sistema adesso è in grado di rigettare Renzi».

 

La magistratura teme più Renzi o Berlusconi?

 

«Il segretario del Pd indubbiamente fa più paura, perché è più diverso dal sistema rispetto a Berlusconi. Vuoi per l’età del Cavaliere, che non era quella di Renzi nemmeno quando scese in campo, vuoi per la sua consuetudine col potere. Silvio ha caratteristiche più italiote. Matteo è un italiano atipico ed è più difficile rinchiuderlo negli schemi».

 

Quali toghe oserebbero incriminare il leader del centrosinistra?

 

 

«Già la procura di Firenze gli ha dato qualche noia, ma non conta quale sia il tribunale. Se la procura di Trani si occupa delle grandi multinazionali, per come funziona la giustizia in Italia, qualunque magistrato può svegliarsi un giorno e avviare
un’indagine sul fatto che Renzi s’è messo le dita nel naso».


 

La Corte dei Conti ha
già aperto un’inchiesta su 600 euro spesi da Renzi quando era presidente della Provincia di Firenze.


 

«Vede? Non mi stupirò di qualsivoglia iniziativa verrà presa dalla magistratura contro Renzi. Mia cara, viviamo nel Paese che vede circolare i video di Riina che parla col capo della Sacra Corona Unita, tutti solidarizzano con Grasso e Di Matteo e non uno che chieda chi ha fatto uscire quei video e perché. Quando è evidente che una simile infamità è stata compiuta da qualche pezzo del sistema giudiziario in combutta con qualche esimio collega giornalista».

 

Lei dice «non mi stupirò». Quindi dà per certa un’offensiva giudiziaria contro il leader Pd.


 

«Il sistema Italia da vent’anni funziona così. Che la magistratura sia il potere dominante in questo Paese e che i suoi lacché siano i giornalisti nessuno lo può contestare».

 

Quale corrente della magistratura ha messo Renzi nel mirino?

 

«Non penso che ci sia un disegno, una Spectre dietro queste mosse. Le procure si muovo per conto loro. Magari il giudice che aprirà un fascicolo su Renzi sarà di Magistratura democratica o di Magistratura indipendente. Queste sono vecchie divisioni ormai. Veniamo al punto vero».

 

E qual è?

 

«Tutti i pm puntano alla visibilità. Il 90% delle loro iniziative sono farlocche e finiscono con il non luogo a procedere. Ma l’inquisito è già condannato e il magistrato si è guadagnato la sua fetta di visibilità. Se poi è talmente incapace che neppure la categoria lo difende, si butta in politica. Vedi Ingroia, De Magistris e Trifuoggi».

 

Renzi ha fiutato il pericolo?

 

«Sì, tant’è che ha cominciato a parlare della necessità di una riforma della giustizia durante le primarie. Non era scontato, perché questo è un tema impopolare a sinistra».

 

E avrà il coraggio di farla, questa riforma?

 

«Se porterà a casa il suo trittico di riforme - legge elettorale, eliminazione del Senato e Titolo V - si rafforzerà e la sinistra del Pd dovrà bersi la riforma della giustizia. Ma la magistratura farà di tutto per non fargliela mandare in porto, recapitandogli un bell’avviso di garanzia».

 

Prima o dopo che arriverà a Palazzo Chigi?

 

«È una corsa contro il tempo. Se arrivano prima i magistrati e lo fottono perché ha attraversato con la bicicletta le strisce pedonali, Renzi non ce la farà».

 

(da Libero Quotidiano sabato 25 gennaio 2014)

 



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