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29/03/24

Il 19 gennaio 2000 moriva Bettino Craxi


Categoria: POLITICA
Pubblicato Venerdì, 19 Gennaio 2018 22:56
  • Luigi O. Rintallo

Il 19 gennaio del 2000 moriva ad Hammamet Bettino Craxi, dopo aver passato gli ultimi anni a combattere contro la malattia che l’avrebbe portato alla morte e che, colpevolmente, fu ridicolizzata e sottovalutata.

 

Condannato nei processi milanesi (ma non in quelli celebrati in altre città), a Craxi si negò persino l’estremo tentativo di ricovero in patria in ossequio a un cieco rigore che ha visto prevalere oltre misura l’influenza delle toghe sulle valutazioni espresse da altri soggetti istituzionali.

 

È un fatto che ancora oggi costituisce un vulnus della nostra storia recente, perché testimonia quale mutazione sia intervenuta dopo la deriva giudiziaria inaugurata con l’inchiesta di Mani pulite. Una mutazione che non ha regalato al Paese una politica più onesta, né tanto meno ha fatto aumentare il coinvolgimento democratico di una cittadinanza più consapevole e partecipata.

 

Se vogliamo, il ricordo di questo anniversario ha una sua utilità nel farci riflettere sugli esiti ultimi di quella che gli storici hanno definito la “guerra a sinistra” tra comunisti (poi ex- e post-) e il socialismo riformista di Craxi. E non è un bel panorama quello che si scorge nelle forze che oggi sono acquartierate nel centro-sinistra.

 

Il cedimento alle sirene dell’anti-politica prima, la vera e propria sottomissione poi alle istanze delle élite di potere, sia finanziario sia corporativo, hanno drammaticamente indebolito la capacità di queste forze di proporsi come soggetto di cambiamento. Al netto delle divisioni interne, appare evidente un deficit incolmabile da parte di tutti i protagonisti politici in termini di coerenza e linearità di un progetto di riforma della società italiana.

 

Il giudizio politico su Craxi potrà avere sfumature diverse, comprese quelle che ne sottolineano gli errori o l’eccesso di tatticismo, ma a diciotto anni dalla scomparsa risalta ancora la differenza maggiore rispetto agli interpreti dell’attuale recita pubblica: attribuire alla politica un ruolo centrale e non quello di una comparsa, funzionale soltanto ai disegni di poteri fuori controllo.

 

 



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