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18/04/24 ore

Lista Tsipras, una Battaglia già persa


  • Ermes Antonucci

La lista Tsipras, quella della (presunta) società civile e della cosiddetta classe intellettuale di sinistra, rischia di naufragare ancor prima di giungere alle urne per le prossime elezioni europee.

 

Paolo Flores D’Arcais e Andrea Camilleri, due dei promotori dello schieramento guidato dal nuovo eroe-feticcio della sinistra italiana Alexis Tsipras, hanno annunciato la propria fuoriuscita dal collegio dei garanti della Lista, accusando di essere stati esclusi dalla gestione delle candidature. A determinare l’addio del direttore di Micromega e dello scrittore è stata la polemica sorta attorno alla candidatura di Antonia Battaglia, attivista ed esponente di PeaceLink.

 

Battaglia, infatti, aveva posto come condizione sine qua non alla propria candidatura che nella lista “L’Altra Europa con Tsipras” non ci fossero esponenti dei partiti politici ed in particolare di Sel, partito che a suo giudizio “ha gravi responsabilità sulla questione Ilva”.

 

Dopo essere stata selezionata tra i candidati, Battaglia aveva ribadito il suo aut aut, invitando i garanti a rimuovere dalla sua stessa circoscrizione (Sud) i candidati Gano Cataldo e Dino Di Palma, entrambi appartenenti al partito di Vendola. La richiesta è rimasta inascoltata, e così Battaglia ha deciso di fare un passo indietro.

 

Niente per cui strapparsi i capelli (“Battaglia chi?” si chiede qualcuno in Rete), ora però Flores D’Arcais riferisce che né lui né Andrea Camilleri hanno mai ricevuto la lettera dell’attivista pur facendo parte del comitato. Non solo: “Mi era stato risposto – scrive oggi D’Arcais – che nessun aut aut del genere era stato posto ma che se fosse risultato ineludibile scegliere, la lista avrebbe scelto di candidare Antonia Battaglia”. Ciò non è accaduto.

 

La scazzottata tra gli intellettuali che da anni reclamano la mobilitazione della parte “colta” del popolo di sinistra, attraverso un mix sterile di giustizialismo ed antiberlusconismo, getta in imbarazzo l’intero progetto capitanato da Tsipras, di per sé già carente di propositi e contenuti degni di nota.

 

A dir poco parossistica, per esempio, è stata la decisione di Barbara Spinelli, Moni Ovadia e Adriano Prosperi di candidarsi nella lista elettorale con l’intenzione di voler cedere il posto, in caso di elezione, a “candidati con maggiori energie e competenze”.

 

Un vero e proprio specchietto per le allodole con il quale si cerca di attirare mediaticamente l’attenzione degli elettori e allo stesso tempo di tenere unito una compagine decisamente eterogenea, che va dagli immancabili movimenti del No (global, Tav, Muos) a personalità di presunto rilievo come il giornalista Curzio Maltese, Giuliana Sgrena, il giuslavorista Piergiovanni Alleva e Lorella Zanardo, autrice del documentario “Il corpo delle donne”, un must per le femministe antiberlusconiane più fedeli.

 

Senza dimenticare il restante miscuglio di attivisti, operai, sindacalisti, professori e…greci (due sono i candidati di provenienza ellenica, per la gioia di Tsipras), uniti da non si sa quale opinione politica condivisa e d’accordo su non si sa quale programma di governo delle istituzioni europee che non si limiti ad un semplice “vaffa” alla Troika. Insomma, le puntuali risse partitocratiche, dettate dalle solite ed irrefrenabili smanie di egocentrismo e protagonismo dei nostrani “luminari” di sinistra, non rappresentano nient’altro che il coronamento di un disegno politico di per sé già evidentemente fallimentare.


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