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23/04/24

Abruzzo, Sardegna, Basilicata e… PD


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Martedì, 26 Marzo 2019 11:19
  • Silvio Pergameno

In Abruzzo, in Sardegna e domenica scorsa anche in Basilicata i risultati delle elezioni regionali sono stati concordi; vince la destra, più che il centro destra, e il miglioramento del PD - quanto a percentuali – sembrerebbe legato più a un’affluenza alle urne fermatasi sul 50% mentre alle politiche era stata superiore al 70%; e questo è il segno che una grossa fetta della metà dell’elettorato che non ha votato non è persuasa da un’opposizione ritenuta fiacca o inesistente: un giudizio estremamente diffuso.

 

Mentre poi le elezioni europee sono molto vicine e hanno l’aria di essere, questa volta, animate da una vera competizione, stante la presenza sovranista e stante la Brexit. 

  

Dovrebbe far riflettere in particolare il fatto che questa volta l’antieuropeismo sarà presente con liste proprie il 26 maggio, un antieuropeismo che ha finito con l’assumere una denominazione indicativa, quella di sovranismo, nel senso specifico di rivendicazione di sovranità nazionale…. E Matteo Salvini lancia talvolta  lo slogan “Cambieremo l’Europa!”, con il tono di una promessa ai suoi sostenitori… anche se Berlusconi non dovrebbe essere d’accordo.

 

Non è questo tuttavia il problema. Il problema è il PD, perché se la nostra democrazia vuol essere una democrazia “liberale”, come si sente sempre dire, allora per questa democrazia la presenza di una maggioranza e di un’opposizione è essenziale, perché all’interno delle istituzioni enfatizza un elemento dialettico, calibrato peraltro non sulle ideologie e sui partiti, ma rispetto alla realtà politica contingente, rispetto al governo che è venuto fuori dalle elezioni, enfatizzando il ruolo degli eletti. Proprio nel corso della discussione sulla Brexit alla Camera dei Comuni si è visto che i conservatori si sono divisi sull’accettazione dell’accordo raggiunto da Teresa May con Bruxelles…

 

Ma torniamo a noi e ai nostri problemi. Caduto il comunismo nel 1989, il PCI ha cambiato nome, ma è rimasto ancorato all’idea togliattiana della convergenza delle forze popolari tutte e così si è arrivati alla confluenza di DS e Margherita ed è nato il PD: tante speranze ed tanti problemi…

 

E questo spiega molte cose…. Spiega soprattutto il fatto che la democrazia progressista di Togliatti non era affatto una democrazia liberale, proprio nel senso che non mirava affatto alla costruzione di un sistema politico fondato su due partiti, uno “occasionalmente” di maggioranza e l’altro, altrettanto “occasionalmente” di opposizione (ovvero “di governo”, ovviamente), ma alla costruzione di un diverso sistema politico, quello nel quale le forze popolari stavano sempre al governo e il resto (l’ “opposizione”?) al governo non ci dovevano arrivare mai… venivano trattate con i guanti gialli, ma… non disturbare

 

Resta, comunque, il fatto che oggi, di fronte a una destra che in qualche modo si acconcia a marciare unita, sul PD resta la responsabilità di dover rappresentare l’opposizione, se si ritiene che il nostro paese debba essere (forse, meglio, diventare…vista l’avanzata sovranista) una democrazia liberale. E per fare questo il PD dovrebbe trovare il modo di essere il luogo di convergenza di tutte le forze di avanzamento, di progresso. E questa è opera che soprattutto è affidata al modo di esser presenza politica nel paese, a come si tengono i rapporti con quanto c’è di vivo e di attento nel paese, ma anche a quale peso e a quale ruolo si dà a queste forze all’interno del partito.

 

È stato un problema che noi radicali ci siamo posti quando discutemmo (tra il novembre del 1966 e il maggio successivo) il nuovo statuto del Partito, che avevamo deciso di mantenere in vita, ma che non poteva certo mantenere la struttura dei vecchi partiti, se voleva essere il partito aperto, il partito dei diritti civili e della società aperta. Si pensò di rendere possibile l’accesso al partito non solo di singoli cittadini, ma anche di gruppi, che sarebbero stati rappresentati nel “Consiglio Federativo”… 

 

Senza comprendere che il tutto era un po' vago e… avveniristico, cioè che per un’operazione di questo genere occorreva un grande partito, molto presente nel paese e nei media…. 

 

 



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