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26/04/24

Questioni di metodo 5 Stelle


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Venerdì, 11 Ottobre 2013 16:17

Mettendo mano alle regole di funzionamento delle istituzioni repubblicane, bisogna pensare ad un rapporto eletto/elettori che riduca il peso dei partiti e favorisca un rapporto diretto di responsabilità della persona verso gli elettori. Pare che il “metodo” 5 stelle vada in altra direzione.

 

La vicenda dell’approvazione in Senato di un emendamento a firma dei Senatori del Movimento 5 stelle per l’abrogazione del reato di clandestinità, ha generato una vivace polemica tra il gruppo parlamentare e il leader del movimento Beppe Grillo. Non voglio entrare nel merito della questione.

 

Anche se, penso sia opportuno ricordare a tutti, parlamentari 5 stelle inclusi, che fino a poche settimane fa potevano firmare i referendum radicali che sul tema erano stati presentati. Non piangiamo sul latte versato. Giriamo pagina e andiamo avanti. Il tema che desidero trattare, invece, riguarda una questione di “metodo” così come è stata definita da Grillo in un post sul suo blog del 10 ottobre rivolto ai parlamentari del movimento. Cito testualmente ed integralmente:

 

"Qualche precisazione sul metodo di relazione tra eletti, iscritti e elettori del M5S per la formulazione di nuove leggi.

 

 

1. L'eletto portavoce ha come compito l'attuazione del Programma del M5S

 

2. In caso di nuove leggi di rilevanza sociale non previste dal Programma, come può essere l'abolizione del reato di clandestinità, queste devono essere prima discusse in assemblea dai proponenti e quindi proposte all'approvazione del M5S attraverso il blog

 

3. In caso di approvazione, i nuovi punti saranno inseriti nel Programma che sarà sottoposto agli elettori nella successiva consultazione elettorale"

 

Ecco qui esposto chiaramente uno dei problemi fondamentali che separano una forma di rappresentanza politica democratica, da una partitocratica e direi anche populista. In primo luogo, l’eletto non è solo un “portavoce”. Non è previsto in Costituzione che sia solo questo e il divieto di mandato imperativo serve esattamente ad impedire che lo diventi. Il parlamentare ha come compito perseguire l’interesse della Repubblica esercitando le sue funzioni “in scienza e coscienza” non rispondendo ad alcuno se non agli elettori ( attenzione non ai propri elettori, ma a tutti gli elettori).

 

La costituzione si cita quando c’è da salire sui tetti per fare spettacolo o le sue regole sono veramente rispettate e condivise? In secondo luogo, Grillo si è presentato in più occasioni come il leader di un movimento che vuole distruggere i vecchi partiti e spazzare via la partitocrazia. Ben venga ovviamente. Ma questo “metodo 5 stelle” è esattamente il controllo da parte del partito degli eletti, ridotti a semplici portavoce di una volontà approvata dai soli elettori del proprio movimento.

 

Ovvero è esattamente l’occupazione dei partiti delle competenze delle istituzioni della Repubblica. Ciò che ha fatto la partitocrazia occupando le istituzioni è esattamente lo spostamento dei reali centri decisionali dalle istituzioni alle segreterie dei partiti. Quella del Movimento 5 stelle sarà pure ampia, ma non è democratica. Ad esempio, il sottoscritto non può partecipare a quelle riunioni e deliberazioni.

 

In sostanza sono ben altri i problemi del rapporto tra eletti ed elettori e non è certo riducendo le competenze e l’autonomia decisionale dei parlamentari che si potrà restituire dignità ad una istituzione così importante per la storia democratica di un Paese. Vive da molto tempo l’idea malsana che non riuscendo a modificare il funzionamento delle istituzioni, basti riformare i partiti per correggere i mali. La democrazia interna ai partiti è un bene, ma non si può certo pensare che possa essere sostitutiva di quella delle istituzioni.

 

La democrazia italiana ( malata, incompiuta ecc..) si può realizzare soltanto mettendo mano alle regole di funzionamento delle istituzioni repubblicane. Nel nostro caso bisogna pensare ad un rapporto eletto/elettori che riduca il peso dei partiti e favorisca un rapporto diretto di responsabilità della persona verso gli elettori. Mi pare che il “metodo” 5 stelle vada in altra direzione.

 

Zeno Gobetti

 

 



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