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19/04/24

Bonino al Quirinale, si fa presto a dire Travaglio


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Sabato, 06 Aprile 2013 11:49
  • Antonio Marulo

Preoccupato della deriva boniniana dei suoi lettori, 'Il Fatto quotidiano' è corso ai ripari, ospitando in prima pagina un classico papello del vicedirettore, per l’occasione cimentatosi nel genere letterario della biografia non autorizzata (ed edulcorata).

 

La tesi portata avanti dalla penna più fumante del giornalismo italiano è sostanzialmente questa: Emma Bonino è persona rispettabile quanto si voglia, ma attenti, "si fa presto" a volerla al Quirinale, pur macchiata dalla colpa grava di essere stata, nel corso della sua gloriosa e lunga carriera politica, una berlusconiana di ferro.

 

Col suo stile ormai inconfondibile, Travaglio snocciola a spasso nel tempo, in modo sommario, superficiale e strumentale, fatti e circostanze che proverebbero la contiguità della leader radicale con il Cavaliere di Arcore, confidando magari nel fatto che i suoi lettori, inclini ingenuamente a prendere i suoi scritti per verità rivelata, non vadano poi a verificare la bontà di quanto affermato.

 

Piatto forte della stroncatura mattutina di Travaglio, è il finale pirotecnico che supporta tutto il castello dei presunti “errori politici” che “forse è il caso di tenere e chiedere conto”.

 

Molte delle sue battaglie, referendarie e non, - scrive - coincidono col programma berlusconiano: dalla deregulation del mercato del lavoro (con tanti saluti allo Statuto dei lavoratori, articolo 18 in primis) e contro le trattenute sindacali in busta paga…E soprattutto della giustizia: separazione delle carriere, amnistia, abolizione dell’azione penale obbligatoria, responsabilità civile delle toghe…".

 

Ora, premesso che non si può essere colpevoli se alcune battaglie di civiltà storiche dei radicali possano casomai incontrare il favore dell’Impresentabile, c’è da dire che il pensiero di Silvio è coinciso a tal punto con quello radicale che non una delle cose su citate si è tradotta in azione di governo in questi venti anni di berlusconismo. Magari ciò fosse avvenuto.

 

Il Paese sarebbe diverso - in meglio – e, al contrario di quanto accade oggi, non farebbe, se vogliamo, la fortuna di chi, con l’antiberlusconismo e grazie ai guasti del sistema giudiziario degno di un banana republic, ha fatto carriera.



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