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19/04/24

Eutanasia, uno spot per non "morire sconfitto"


Categoria: DIRITTI E LIBERTA'
Pubblicato Venerdì, 30 Novembre 2012 13:36
  • Florence Ursino

La libertà chiama, Gilberto risponde. “Perchè scelgo l'eutanasia: ho 20-40 giorni di vita, il tumore mi sta asciugando, comincerò presto a perdere l'uso degli arti con tutte le relative conseguenze. Considerato che morendo qualche giorno prima non perderei la mia dignità, né proverei vergogna e disagio del mio stato di salute, e soprattutto eviterei di soffrire solo come una cane in mezzo a mille dolori, vi rinnovo la mia disponibilità e il mio interesse verso la vostra campagna”.

 

'AAA malati terminali cercasi' era l'invito affisso dall'associazione Luca Coscioni qualche tempo fa sul muro sgretolato di una politica meschina e ideologizzata: una campagna di 'arruolamento' di testimonial nella battaglia per la legalizzazione del suicidio assistito che, oggi, ha trovato il suo primo attore.

 

Una lettera di adesione, poi tre minuti per Gilberto, 180 secondi di immagini (che diverranno 40 per lo spot da pubblicare in rete) per descrivere una partita a scacchi giocata ad armi impari: il cancro al fegato muove le sue pedine nere divorando scienza, speranza, fede, puntando dritto verso la testa, ultima roccaforte della vita.

 

“La mia preoccupazione è che questo tumore cominci a prendere il cervello e non sono più nelle condizioni di intendere e di volere: voglio decidere di smettere di vivere quando non potrò più fare le semplici cose che faccio adesso”. Allora compila quel testamento, Gilberto, e lo consegna alle autorità mediche, allo Stato. “Nessuno ha voluto accettare le mie carte, ma io sono comunque riuscito a lasciarne copie a parenti e amici, ben sapendo come vanno a finire queste cose nella nostra incivile legislazione”.

 

E proprio lì, dove il corpo del malato diventa “cuore della politica”, bisogna che il diritto, la dignità, il coraggio abbiano il sopravvento: parallelamente alle storie raccontate, alle testimonianze raccolte, l'Associazione Luca Coscioni e l'associazione Exit-Italia hanno quindi deciso di presentare una proposta di legge di iniziativa popolare sul 'Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia'.

 

“Il testo – spiega Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioni – è stato redatto con l'ausilio di magistrati, avvocati e medici; abbiamo dalla nostra parte la Carta Costituzionale sul rifiuto delle terapie, come anche i cittadini: secondo un recente sondaggio di Isopublic, infatti, il 71% degli italiani è favorevole all'eutanasia”.

 

Per questo motivo, ha ribadito Emilio Coveri, presidente di Exit-Italia, “ci mobiliteremo tutti per la raccolta delle firme, perché siamo stanchi di vivere in un Paese che ci manda in esilio a morire”. Un prezzo troppo alto (anche solo da un punto di vista squallidamente economico) da pagare per poter scegliere una morte 'opportuna', scevra da ignoranza e paura.

 

“Non possono essere gli ultimi 10 giorni della mia vita a cambiare la mia figura, la mia filosofia” sussurra Gilberto. Lui lo sa come andrà a finire questa partita, ma c'è ancora una mossa perchè, come suggerisce il cavaliere bergmaniano, “quella è la sua mano, può muoverla e in essa pulsa il suo sangue”: non vuole vincere, Gilberto, ma non è diposto a morire “sconfitto”.



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