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29/03/24

Wagner e il suo Siegfried all’Opera di Budapest


Categoria: TEATRO
Pubblicato Lunedì, 10 Aprile 2017 16:25

di Vincenzo Basile

 

Scrivere l’intera saga dei Nibelunghi costò al suo autore oltre un ventennio. Dal 1856, quando inizia a scrivere le prime scene di Sigfrido, fino al 1876, anno della prima rappresentazione integrale a Bayreuth, la Tetralogia subì infatti una lunga interruzione, durante la quale Wagner fu immerso anche nella composizione di Tristano e IsottaI maestri cantori di Norimberga.

 

Oltre cinque ore di musica per la seconda puntata del Ciclo, a sua volta strutturata su tre tempi e tre volumi scenografici.

 

Il palco dell'Opera di Budapest ben accoglie l'apparato scenografico, firmato da Géza M. Tóth e le proiezioni di immagini video a opera di  Gergely Zöldy Z e la capiente buca riesce agevolmente a  contenere tutti gli elementi (più di sessanta) esplicitamente richiesti e raccomandati dall'autore tedesco.

 

Come di consueto, i sopratitoli in lingua inglese (Arthur Roger Crane) e ungherese  (Lídia Nádori) agevolano la comprensione della complessa opera.

 

Ben poche sono le azioni concrete: tutto ruota intorno al vigoroso e incontenibile eroe,  proiettato verso il trionfo del suo impeto e della sua determinazione. Nel primo tempo la musica è in sostanza un adattamento di temi del prologo che si ripetono senza grandi variazioni dinamiche.

 

 

Dall’apparizione del nano Mime (il tenore Jürgen Sacher) ossessionato dalla spada da forgiare al tenore.

 

István Kovácsházi, un Sigfrido un po’ rasta dai lunghi dreeds, un po’ gigante buono, che indossa un abito da cacciatore (costumi di Ibolya Bárdosi) che ben concilia le due nature del personaggio. Subito dopo è la volta di un Wotan (il basso  Egils Silins), austero nella candida tunica e profondo nel timbro vocale.

 

Dagli inferi del primo tempo alla foresta mistica e deserta del secondo, la scena presenta l'incontro fra Wotan e Alberico (il basso Markus Jupiter),sottolineata dal tema del drago Fafner (il basso István Rácz).

 

 

Sigfrido e l'Uccello del Bosco, (la soprano Zita Szemere) fanno da contraltare alla poderosa malvagità del Drago che l’Eroe impavido affronta e annienta. Sotto le stelle del terzo atto Brunilde (Eszter Sümegi), la valchiria che attende di essere svegliata dal bacio del protagonista, attende distesa su una panca nera avvolta da un velo oscuro. Sullo sfondo di un buio assoluto, il bacio fatale e l’intenso fraseggio del duetto finale.

 

Nonostante la durata dello spettacolo, la sua godibilità è in crescendo, grazie anche ai due intervalli che scandiscono i cambi di scena e di dimensione visiva. Le proiezioni video che introducono i tre tempi e luoghi non brillano per originalità ma sono almeno esplicitamente indicativi nell’annunciare i passaggi dagli inferi alla Crosta e da quella alle Stelle.

 

 

L’ Uccellino del Bosco ha l’ingrato compito di svolazzare sempre nello stesso identico modo e Brunilde, con la sua immacolata candida chioma rimanda più a una madre/nonna che a un’amante ma il livello di presenza scenica di tutto il cast è tale da distogliere l’attenzione dalle pur vistose imperfezioni qua e là riscontrabili in scena.

 

Impeccabile la direzione di Péter Halász sul podio di un’Orchestra assolutamente all’altezza delle omologhe europee. Complessivamente una serata più che dignitosa come i prolungati e sentiti applausi hanno doverosamente riconosciuto e appena qualche fischio per il regista. 

 

 

Cast 

 

Direttore: Péter Halász

Sigfrido: István Kovácsházi

Mime: Jürgen Sacher

Il Vagabondo: Egils Silins

Alberico: Marcus Jupither

Fafner: István Rácz

Erda: Erika Gál

Brunilde: Eszter Sümegi

Uccello della Foresta: Zita Szemere

 

Crediti

 

Librettista: Richard Wagner

Visual Concept: Géza M. Tóth

Scenografia: Géza M. Tóth

Costumi: Ibolya Bárdosi

Proiezioni Video: KEDD Animation Studio

Coreografia: Marianna Venekei

Sottotitoli ungheresi: Lídia Nádori

Sottotitoli inglesi: Arthur Roger Crane

 

 

(foto originali di Szilvia Csibi)

 

 



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