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29/03/24

1970/1976. L'onda del rock arriva dalla radio


Categoria: MOSTRE
Pubblicato Mercoledì, 17 Luglio 2013 20:43
  • Giovanni Lauricella

22 fotografie di Carlo Massarini affiancata da una rassegna stampa anni 70, curata da Franco Brizi e Francesco Coniglio, per ricordare gli anni '70. Questi gli artisti ritratti dall’obiettivo di Carlo Massarini: Edoardo Bennato, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Franco Battiato, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Francesco Guccini, Claudio Rocchi, Demetrio Stratos (Area), Bob Marley, Crosby Stills & Nash, Neil Young, Joni Mitchell, Bruce Springsteen, Leonard Cohen, Traffic, Genesis, Jackson Browne, Lou Reed, Queen, Who.

 

Tutti abbiamo un ricordo dei personaggi più in vista della recente scena rock forse perché li abbiamo visti in televisione o dalle foto sui giornali, eccetto i più fortunati che hanno avuto modo di vederli dal vivo nei concerti. In questa rassegna fotografica li vediamo tramite gli scatti di uno tra i più noti e simpatici dj e critici musicali romani, Carlo Massarini.

 

Per la verità non mi è mai parso indaffarato a puntare con l'obbiettivo i divi della canzone e nemmeno a trafficare con pesanti obbiettivi e ingombranti borsotti come tutti i normali fotografi. Anzi, l'ho sempre visto apparire con aria elegante e tranquilla, un personaggio dal sorriso aristocratico sempre pronto.

 

Quello che è interessante in questa mostra alla galleria Auditoriumarte è che Carlo Massarini riesce ha cogliere il momento più rappresentativo di ogni cantante o componente di un complesso rock. Sono foto di visi stranoti ma che ti sorprendono, perché sono immortalati mentre stanno assumendo l'aspetto icona che li contraddistinguerà nell'ambito musicale.

 

Visto la professione che fa, ha riempito numerose rubriche di riviste e di tanti spettacoli televisivi non che di radio come dice il titolo, ci si aspetterebbe le foto lasciate fare dai divi nei momenti più insoliti o intimi, quelle dietro le quinte che restituiscono la verità di personaggi mitizzati.

 

Invece con questa mostra si vede quello che è la rockstar nel suo aspetto più teatrale, quello che rimane nell'immaginario collettivo quasi a rimarcare che se non li vedi come divi non li ami ed è indubbio che Carlo Massarini di amore verso la musica ne ha avuto veramente tanto.

 

In fondo proprio lui è stato, ovviamente insieme ad altri suoi colleghi, tra quelli che meglio di tutti hanno contribuito al processo di divinizzazione delle star musicali; in quelle foto c'è tutto quello che Carlo Massarini scriveva su di loro, immagini icone che hanno trascinato folle immense nei concerti e che hanno fatto vendere tanta musica.

 

Nei pilastri che all'esterno reggono la copertura dell'ingresso all'auditorium c'è un'altra mostra sul medesimo argomento.

 

Foto di giornali, poster, articoli, manifesti di concerti, copertine di dischi e le più famose foto di repertorio dei complessi degli anni '70 sono Quando il rock era italiano! Rassegna iconografica 1970 – 1976 che, come dice esplicitamente il titolo, è una mostra incentrata sul fenomeno musicale che ha caratterizzato l'Italia in quegli anni, icone di un mondo che cambiava e che con il loro impulso ne accelerarono il processo.

 

Un fenomeno di vasta portata che ha avuto come figure espressive dei musicisti e dei cantanti di grande capacità che non sfiguravano di fronte ai loro omologhi cui si riferivano, parlo di quelli d'oltralpe e oltreoceano.

 

Negli anni '70 era molto frequente rifare le canzoni di successo internazionale in lingua italiana e il sintomo del successo fu che quella musica e quei complessi che all'inizio sembravano il segno distintivo esclusivo della nuova ondata musicale inglese o degli USA avevano invece costruito un fecondo ambito artistico italiano, fatto di gruppi che scimmiottavano molto bene i loro colleghi anglosassoni.

 

Lo sapevano fare bene perché l'Italietta provinciale marchiata da Togliatti “spaghetti e mandolino” godeva ancora del lascito degli anni '50 – '60, quando non era difficile a Roma sedersi da Rosati a piazza del Popolo o da Doney a via Veneto a fianco delle star più importanti del mondo, così nemmeno tanto difficile era parlargli e farsi lasciare un autografo con molta reciproca simpatia questo perché  l'Italia era una delle mete d'obbligo degli ambiti artistici internazionali.

 

Molti artisti italiani vantavano la conoscenza personale di tanti dei complessi di successo internazionale, c'era anche una simbiosi esistenziale oggi difficile da immaginare. Jimi Hendrix veniva a Bologna ospite dell'Equipe 84, Schifano faceva i suoi   video sperimentali con i Rolling Stones a Roma; tanto altro ci sarebbe da dire,  perché tutto avveniva in un clima di divertimento, una normalità che adesso susciterebbe clamore, al punto che molti artisti stranieri cambiavano la residenza per quella italiana perché qui era un trampolino di lancio per il successo internazionale.

 

Dalle foto della mostra si vede che i complessi italiani degli anni '70 avevano un look da fare invidia agli stessi blasonati cugini americani o inglesi, ed avevano un seguito che oggi è difficile immaginarsi. Allora gli intellettuali che preferivano Brel e Dylan arricciavano il naso di fronte alla loro popolarità, ma adesso, quando capita di rivederli in un raduno di vecchie glorie in IV o in piazza, non si può che ammirare la loro classe educata, immutata sotto i capelli bianchi fonati.

 

Basta considerare che i numerosi raduni musicali chiamati festival pop che si ebbero agli inizi degli anni '70 dovevano avere luoghi particolarmente grandi per l'enorme affluenza di pubblico, il che dovrebbe far già capire l'entità del fenomeno.Ad  esempio, Palermo Pop70  che voleva bissare l'isola di Wight, Il festival della musica d'avanguardia e delle nuove tendenze per soli complessi la cui prima edizione del '71 in antitesi a San Remo avvenne a Viareggio per quattro giorni consecutivi, immaginatevi solo la quantità  dei complessi partecipanti, o Re Nudo del '74 che alla terza rassegna era talmente di massa che invase letteralmente tutto il Parco Lambro alle porte di Milano per una settimana invece che per i quattro giorni ufficiali. A Roma Caracalla Pop nel '71 o Villa Pamphili del '74 erano manifestazioni musicali che mobilitavano centinaia di migliaia di giovani.

 

Cresceva da noi un popolo rock che impressionava per rapidità di assembramento e questo, bisogna riconoscerlo, era perché chi suonava erano degli ottimi musicisti a tal punto che si iniziò a parlare di concerto, un nome che prima era conferito solo alla musica classica.

 

Una qualità musicale che divenne un fenomeno sociale per l'enorme seguito che aveva, spesso i concerti pop superavano di gran lunga le manifestazioni politiche, tanto che vi furono cooptati come pifferai magici. Guardare quelle foto di articoli di giornali sorpresi dal gran pubblico e quelle foto di fitte folle oceaniche di ascoltatori paganti che arrivano sino all'orizzonte dovrebbe far riflettere. Molto deve la politica  a questo popolo rock: una battaglia per tutte fu il pacifismo contro la guerra in Viet-Nam, ma anche altre richieste di natura sociale ed epocale che distinsero le canzoni di quegli anni.

 

1970-1976 L'onda del rock arriva dalla radio foto di Carlo Massarini e Quando il rock era italiano! Rassegna iconografica 1970 – 1976  di Franco Brizi e Michele Neri fanno riferimento ad una fenomenica che ha caratterizzato quegli anni che meritano riflessioni anche in altri ambiti della cultura e della politica.

 

 

1970-1976. L'onda del rock arriva dalla radio

foto di

Carlo Massarini

19 giugno 30 luglio

Auditoriumarte

 

 

Quando il rock era italiano! Rassegna iconografica 1970 – 1976

 di Franco Brizi e Francesco Coniglio

progetto grafico di Massimiliano D'Affronto

Auditorium Parco della Musica

fino alla fine di luglio 2013

 

 



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