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19/04/24

La Terra dei Figli, di Claudio Cupellini. Dal romanzo grafico al film


Categoria: CINEMA
Pubblicato Domenica, 11 Luglio 2021 10:18
  • Giovanna D'Arbitrio

La Terra dei Figli, di Claudio Cupellini è tratto dall’omonimo romanzo grafico di Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi (Ed. Coconino Press), pubblicato nel 2017 anche in Francia da Futuropolis con il titolo La Terre des fils, vincendo numerosi premi.

 

Il film si attiene nel complesso al libro descrivendo un mondo post-apocalittico in cui un padre (Paolo Pierobon) e suo figlio (Leon Faun, peseudonimo del rapper Leòn de la Vallée), un ragazzino di quattordici anni, sono tra i pochi sopravvissuti: abitano su una palafitta in riva a un lago, cacciando pesce, animali, barattando oggetti con vari personaggi come la strega (Valeria Golino) o il famigerato Aringo (Fabrizio Ferracane), lottando contro ogni genere di pericoli in mondo regredito dove vige il principio “homo homini lupus”.

 

Il romanzo viene così presentato : “Gipi racconta e disegna la visione di un imprecisato futuro post catastrofe che è lo specchio esasperato del nostro presente. La fine della civiltà è arrivata, non sappiamo come. L'aria è piena di mosche, l'acqua di cadaveri e di veleni. Un padre e due figli ragazzini sono tra i pochi superstiti: la loro esistenza, in una baracca in riva al lago, è ridotta a lotta quotidiana per sopravvivere. Non c'è più società, ogni incontro con gli altri è pericoloso. Il padre scrive qualcosa su un quaderno, ogni sera, e i figli vorrebbero imparare a leggere, per sapere qualcosa del passato e della loro madre. Ma lui non vuole.La nuova sfida di Gipi, vero e proprio punto di svolta nel suo percorso di narratore, è un romanzo a fumetti di ampio respiro, che rinuncia in partenza a colori e voci fuori campo: bianco e nero essenziale, fitto di tratteggi, in presa diretta. Per condurci "dentro" la storia, dritto al cuore di personaggi indimenticabili. Nei quali riconosciamo, portati all'estremo, i nostri desideri, le fragilità, le paure. E la capacità di amare che è propria di donne e uomini, anche tra le macerie della società, nonostante tutto.

 

Il padre annota su un quaderno i propri pensieri che purtroppo per il figlio sono indecifrabili. Alla morte del padre, il ragazzo intraprende un viaggio alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il significato di quelle pagine e un passato a lui sconosciuto. E sarà la scoperta del senso celato in quei messaggi a infondergli coraggio per andare avanti. Incontrerà la sensibile Maria (Maria Roveran) e insieme proveranno a costruire una realtà migliore, pur affrontando altre dure prove. Significativo il personaggio del boia (Valerio Mastandrea) capace di redimersi leggendo quel quaderno che ricorda sentimenti, affetto, amore.

 

Come tutti i bambini, il fumetto era nello stesso istante pane quotidiano e premio - ha affermato il regista - Crescendo l’ho sempre trovato una forma d’arte, d’espressione originale, nuova, non totalmente capita in Italia. Io mi sono formato leggendo Andrea Pazienza, fu il primo vero colpo di fulmine. Gipi è stato un incontro felicissimo, vissuto ancor prima di questo romanzo. Ma tutt’ora, anche se non in maniera sistematica, continuo a frequentare questo linguaggio, che penso sia vivo e potente(…) la cosa che mi ha conquistato di più, è stata la formazione di questi due figli (nel fumetto sono due infatti, qui è uno), che va di pari passo alla costruzione di un essere umano, tema a cui tenevo tantissimo, che ha segnato parte della mia famiglia, il rapporto tra padre e figlio, complesso, dalle mille sfaccettature, che più cresci e più vedi come se fosse un prisma, in maniera diversa. Io stesso l’ho vissuto gioiosamente questo passaggio, da figlio a padre, una cosa che in determinate circostante mi ha però lasciato delle cicatrici, per questo al cinema ne parlo: non voglio fare film ombelicali, sento di avere da raccontare, qui diventa un sentimento che appartiene alla vita di molti di noi”.

 

La sceneggiatura è di Claudio Cupellini, Guido Iuculano, Filippo Gravino, la fotografia di Gergely Pohárnok e per quanto riguarda la colonna sonora il regista ha affermato che “i suoni sono spesso personaggi aggiunti ad una storia. In questo caso parti vocali, violoncello e pianoforte sono gli strumenti principali, qualcosa di primordiale in un mondo tornato indietro… una musica severa, asciutta che non entrasse mai, se non quando necessario” 

 

Ecco il trailer ufficiale del film (da MYmovies)

 

 



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